The Holy Grail War

« Older   Newer »
  Share  
ThE_pAiN
view post Posted on 29/6/2009, 00:28 by: ThE_pAiN




Il bambino si piegò sul prato fiorito di Campi Elisi e cominciò a rimembrare il passato con suo nonno. Frammenti di passato, gocce e ricordi di un’ infanzia mancata, non c’ era stata cura per lui. Nessuno si era prodigato per lui, nessuno si era preoccupato della sua incolumità; era stato gettato nella strada fin da bambino per la sua snaturata abilità di parlare con i morti. Era quello che comunemente era definito come medium, un mostro della natura, un esperimento, così era considerato. I genitori l’ avevano abbandonato ai bordi dell’ autostrada quando questi aveva poco meno di due anni: l’ avevano osservato dialogare con il nonno morto da poco tempo, quando lui appena riusciva a parlare. E riusciva a dialogare così bene che la scena risultava tremendamente inquietante. Ma non era tutto. C’ era dell’ altro ed era la notizia più inquietante di tutte. Cioè del come si è tenuto in piedi nel restante periodo della sua infanzia, senza nessuno affianco, senza un appoggio, oltre al conforto ultraterreno del suo caro nonno. Era un evento singolare, essere ispirati e mossi dallo spirito di un avo, per altro defunto. Ed era tremendo vedere come in quel combattimento i due riuscivano con facilità a capirsi e ad attaccare di conseguenza. Il nonno era diventato una figura reale, materializzato unicamente dai desideri del ragazzo.
Sai si questo ci aveva poco e nulla, il suo unico interesse era il combattimento, nel rispetto di quelli che erano i sentimenti di un infante. Quello che non riusciva a spiegarsi non era l’ evocazione del nonno, bensì il perché il bambino stesso fosse alla ricerca del Santo Graal. Una cosa veramente strana, a cosa sarebbe servito per un essere della sua età? Cosa se ne sarebbe fatto? E se fosse stato qualcos’ altro oltre che un banale adolescente?

Mentre Sai si poneva questa miriade di interrogativi, il suo avversario era pronto a rispondere alla precedente provocazione del demone, attaccandolo di sorpresa, con una combinazione di Servant alle spalle. Due fendenti stavano giungendo, uno davanti uno da dietro. Chi conosceva bene il supremo Shadow e le sue mosse, sapeva anche bene che Sai in quelle situazioni di combattimento ravvicinato era solito rispondere con una tecnica a lui molto cara, tale come Chemical Times. Toccò un ciuffo d’ erba e in base alle potenzialità della mossa, stava per assumere le fattezze dell’ erba, era diventato un fascio vivente e si confondeva con la sterminata prateria di Campi Elisi, tanto che i due avversari non erano in grado di accorgersi di lui. Una tecnica banale, ma d’ altro canto molto efficace. Adesso era il suo turno attacare, e l’ avrebbe fatto con un interessante tecnica combinata tra lui e Artemide. Avrebbe escogitato qualcosa in base alle loro abilità congiunte. Ecco: qualcosa gli stava venendo in mente. Intanto il bambino così rispondeva:

-Demone, non continuare con i tuoi soliti mezzucci. Non fuggire, ti ho detto che dovevamo massacrarci a vicenda. Non costringermi a fare una cosa che non voglio. Lo sapevi che non amo deturpare il paesaggio, non vorrai indurmi a rader al suolo l’ intero bosco e come ben Sai sono in grado di farlo. Cosa fai? Il finto muto, non rispondi? Perfetto, nonno, estrai la falce che cominciamo ad arare questo terreno…-

Non ebbe il tempo che Sai fuoriuscì dalla terra. Una buona intesa tra lui e Artemide avrebbe portato al successo della tecnica che stava per fare. Artemide stava per utilizzare ancora una volta Potnia Theron, la tecnica di evocazione degli animali, ma questa volta gli effetti sarebbero stati nettamente diversi, nemmeno la dea sapeva quello che stava per fare, non era cosciente della catastrofe che si stava per creare. La più forte delle creature terrestri stava per essere evocata e Sai doveva avere la freddezze di comandarla a dovere. Un ruggito scosse i Campi Elisi e Sai scorse in aria un fulmine che squarciò in due il cielo; cominciò a piovere, e una vampata di fuoco incenerì decine di metri di foresta. La Chimera stava per arrivare. Ed eccola lì: due ali palmate colore viola, una lunga coda verde militare che si dimostrò essere il corpo di un serpente, un manto peloso e al tempo stesso squamato, culminante con la criniera di quello che era un leone, che ruggente si imponeva sulle altre due facce che aveva affianco, una capra e un drago. Il drago dal canto suo muoveva con frenesia il collo, dimostrando di essere totalmente incontrollabile, e talvolta dava una sbuffata di fuoco incendiando qualche ramoscello sporadico. La capra era l’ esemplificazione della più totale calma, stava aspettando con ansia l’ inizio del combattimento, ma manteneva l’ energia e non si muoveva minimamente. Il demone era pronto: estrasse pertanto tutte le spade che aveva a diposizione e le piantò a terra tutte, dal Girasole all’ Alabarda Eccelsa. Recitò la consueta formula e di nuovo centinaia di catene piombarono su Campi Elisi, pronte per essere riutilizzate. Si allacciarono alle spade creando configurazioni diverse. Sai raccolse le spade e muovendole in senso rotatorio cercò di afferrare la Chimera, che ancora non si stava muovendo e partecipava impassibile al combattimento. Non ci volle molto e aveva la creatura in pugno. Ripiantò le armi a terra; nonostante la Chimera era bloccata nei movimenti, poteva benissimo attaccare l’ avversario con ogni mezzo; aveva a disposizione numerosi ed efficaci attacchi a lunga gittata. Il nonno febbri citava e voleva combattere; Artemide voleva dare il via alle danze, così per l’ ennesima volta senza il consiglio di Sai si lanciò all’ attacco. Il bambino emise un riso e, rivolgendosi al demone, disse:

-Certo che questa ragazzina non vuole proprio ascoltarti, fa solo di testa sua. Ti consiglierei di tenerla più a bada, mio nonno non perdona così facilmente-

Artemide, una volta arrivata a mezz’ aria a pochi palmi dal viso del nonno, si spostò velocemente e si indirizzò verso il bambino che, ignaro, teneva il solito discorso sbruffone con Sai. Il beniamino dell’ Oscurità era sorpreso da quello che stava succedendo ed era lì, non sapendo se congratularsi con Artemide per quello che stava facendo o preoccuparsi per la semplicità della sua strategia. Ma c’ era dell’ altro. Evidentemente, la dea era in grado di instaurare una comunicazione a distanza con la Chimera e ordinò a questa di emettere una vampata di fuoco contro il vecchio. Il lavoro sublime del leone impedì ogni movimento al Servant, che non riuscì così a difendere il suo padrone. Quello era il momento più opportuno per attaccare il Servant, pensò Sai. E senza vedere quanto di spettacolare stava avvenendo, evocò un portale, con la recente tecnica Ritorno Ultraterreno e scomparve dalla circolazione. Intanto, nel caos più puro, seminascosto dalla Chimera stesso, il supremo Shadow era riuscito a camuffare la sua fuga e a non farsi notare. Artemide era partita all’ attacco e, ad una velocità impressionante, estrasse dalla faretra una freccia e, grazie alla sua incredibile e snaturata forza muscolare, trafisse con la forza lo stomaco del bambino, che cadde a terra inerme e senza vita. Il suo Servant, il suo caro nonno si accorse della scena, ma non ebbe il potere di ribellarsi, cadde così in ginocchio, quasi piangendo. Quello era il momento opportuno.

Il demone giunse così da una porta ultradimensionale alle spalle del nemico e, senza armi, con l’ unico ausilio dei suoi pugni mirò alla spalla del vecchio e gridò senza scrupoli:
-Iron Punch-.

Ma l’ esitazione e la distrazione si erano dimostrati fatali. Il vecchio si girò immediatamente e bloccò la mano di Sai, sorridendo malignamente. Le iridi del Servant lacrimavano sangue e non avevano pietà. Artemide era troppo lontana e non poteva intervenire. Non poteva nemmeno impartire ordini alla Chimera, perché avrebbe potuto coinvolgere Sai. Per fortuna, il demone era in grado di difendersi da solo. Ma in quella situazione sarebbe servito a qualcosa? Con un gesto inconsueto, l’ avversario, torse con forza incredibile il braccio di sai, fino a far scricchiolare l’ articolazione. Doveva liberarsi, per evitare quella tortura. Diede così uno strattone, ma ciò si dimostrò fatale per il braccio. L’ osso si spezzò,e l’ avambraccio brancolava a peso morto, senza controllo. Sai non riusciva più a muoverla. Ora era il nemico che teneva le redini dell’ incontro, animato dalla rabbia e dalla voglia di vendicarsi. Scattò così molto lontano, fuggendo per oltre due chilometri e giungendo nella foresta bruciata, ove si nascose dietro la prima pietra, seppur semidistrutta, che trovò, pronto a curarsi con ogni mezzo possibile e sperando nel buon lavoro di Artemide e della Chimera.
 
Top
20 replies since 18/2/2009, 14:42   27765 views
  Share