The Holy Grail War

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ThE_pAiN
view post Posted on 29/6/2009, 00:28




Il bambino si piegò sul prato fiorito di Campi Elisi e cominciò a rimembrare il passato con suo nonno. Frammenti di passato, gocce e ricordi di un’ infanzia mancata, non c’ era stata cura per lui. Nessuno si era prodigato per lui, nessuno si era preoccupato della sua incolumità; era stato gettato nella strada fin da bambino per la sua snaturata abilità di parlare con i morti. Era quello che comunemente era definito come medium, un mostro della natura, un esperimento, così era considerato. I genitori l’ avevano abbandonato ai bordi dell’ autostrada quando questi aveva poco meno di due anni: l’ avevano osservato dialogare con il nonno morto da poco tempo, quando lui appena riusciva a parlare. E riusciva a dialogare così bene che la scena risultava tremendamente inquietante. Ma non era tutto. C’ era dell’ altro ed era la notizia più inquietante di tutte. Cioè del come si è tenuto in piedi nel restante periodo della sua infanzia, senza nessuno affianco, senza un appoggio, oltre al conforto ultraterreno del suo caro nonno. Era un evento singolare, essere ispirati e mossi dallo spirito di un avo, per altro defunto. Ed era tremendo vedere come in quel combattimento i due riuscivano con facilità a capirsi e ad attaccare di conseguenza. Il nonno era diventato una figura reale, materializzato unicamente dai desideri del ragazzo.
Sai si questo ci aveva poco e nulla, il suo unico interesse era il combattimento, nel rispetto di quelli che erano i sentimenti di un infante. Quello che non riusciva a spiegarsi non era l’ evocazione del nonno, bensì il perché il bambino stesso fosse alla ricerca del Santo Graal. Una cosa veramente strana, a cosa sarebbe servito per un essere della sua età? Cosa se ne sarebbe fatto? E se fosse stato qualcos’ altro oltre che un banale adolescente?

Mentre Sai si poneva questa miriade di interrogativi, il suo avversario era pronto a rispondere alla precedente provocazione del demone, attaccandolo di sorpresa, con una combinazione di Servant alle spalle. Due fendenti stavano giungendo, uno davanti uno da dietro. Chi conosceva bene il supremo Shadow e le sue mosse, sapeva anche bene che Sai in quelle situazioni di combattimento ravvicinato era solito rispondere con una tecnica a lui molto cara, tale come Chemical Times. Toccò un ciuffo d’ erba e in base alle potenzialità della mossa, stava per assumere le fattezze dell’ erba, era diventato un fascio vivente e si confondeva con la sterminata prateria di Campi Elisi, tanto che i due avversari non erano in grado di accorgersi di lui. Una tecnica banale, ma d’ altro canto molto efficace. Adesso era il suo turno attacare, e l’ avrebbe fatto con un interessante tecnica combinata tra lui e Artemide. Avrebbe escogitato qualcosa in base alle loro abilità congiunte. Ecco: qualcosa gli stava venendo in mente. Intanto il bambino così rispondeva:

-Demone, non continuare con i tuoi soliti mezzucci. Non fuggire, ti ho detto che dovevamo massacrarci a vicenda. Non costringermi a fare una cosa che non voglio. Lo sapevi che non amo deturpare il paesaggio, non vorrai indurmi a rader al suolo l’ intero bosco e come ben Sai sono in grado di farlo. Cosa fai? Il finto muto, non rispondi? Perfetto, nonno, estrai la falce che cominciamo ad arare questo terreno…-

Non ebbe il tempo che Sai fuoriuscì dalla terra. Una buona intesa tra lui e Artemide avrebbe portato al successo della tecnica che stava per fare. Artemide stava per utilizzare ancora una volta Potnia Theron, la tecnica di evocazione degli animali, ma questa volta gli effetti sarebbero stati nettamente diversi, nemmeno la dea sapeva quello che stava per fare, non era cosciente della catastrofe che si stava per creare. La più forte delle creature terrestri stava per essere evocata e Sai doveva avere la freddezze di comandarla a dovere. Un ruggito scosse i Campi Elisi e Sai scorse in aria un fulmine che squarciò in due il cielo; cominciò a piovere, e una vampata di fuoco incenerì decine di metri di foresta. La Chimera stava per arrivare. Ed eccola lì: due ali palmate colore viola, una lunga coda verde militare che si dimostrò essere il corpo di un serpente, un manto peloso e al tempo stesso squamato, culminante con la criniera di quello che era un leone, che ruggente si imponeva sulle altre due facce che aveva affianco, una capra e un drago. Il drago dal canto suo muoveva con frenesia il collo, dimostrando di essere totalmente incontrollabile, e talvolta dava una sbuffata di fuoco incendiando qualche ramoscello sporadico. La capra era l’ esemplificazione della più totale calma, stava aspettando con ansia l’ inizio del combattimento, ma manteneva l’ energia e non si muoveva minimamente. Il demone era pronto: estrasse pertanto tutte le spade che aveva a diposizione e le piantò a terra tutte, dal Girasole all’ Alabarda Eccelsa. Recitò la consueta formula e di nuovo centinaia di catene piombarono su Campi Elisi, pronte per essere riutilizzate. Si allacciarono alle spade creando configurazioni diverse. Sai raccolse le spade e muovendole in senso rotatorio cercò di afferrare la Chimera, che ancora non si stava muovendo e partecipava impassibile al combattimento. Non ci volle molto e aveva la creatura in pugno. Ripiantò le armi a terra; nonostante la Chimera era bloccata nei movimenti, poteva benissimo attaccare l’ avversario con ogni mezzo; aveva a disposizione numerosi ed efficaci attacchi a lunga gittata. Il nonno febbri citava e voleva combattere; Artemide voleva dare il via alle danze, così per l’ ennesima volta senza il consiglio di Sai si lanciò all’ attacco. Il bambino emise un riso e, rivolgendosi al demone, disse:

-Certo che questa ragazzina non vuole proprio ascoltarti, fa solo di testa sua. Ti consiglierei di tenerla più a bada, mio nonno non perdona così facilmente-

Artemide, una volta arrivata a mezz’ aria a pochi palmi dal viso del nonno, si spostò velocemente e si indirizzò verso il bambino che, ignaro, teneva il solito discorso sbruffone con Sai. Il beniamino dell’ Oscurità era sorpreso da quello che stava succedendo ed era lì, non sapendo se congratularsi con Artemide per quello che stava facendo o preoccuparsi per la semplicità della sua strategia. Ma c’ era dell’ altro. Evidentemente, la dea era in grado di instaurare una comunicazione a distanza con la Chimera e ordinò a questa di emettere una vampata di fuoco contro il vecchio. Il lavoro sublime del leone impedì ogni movimento al Servant, che non riuscì così a difendere il suo padrone. Quello era il momento più opportuno per attaccare il Servant, pensò Sai. E senza vedere quanto di spettacolare stava avvenendo, evocò un portale, con la recente tecnica Ritorno Ultraterreno e scomparve dalla circolazione. Intanto, nel caos più puro, seminascosto dalla Chimera stesso, il supremo Shadow era riuscito a camuffare la sua fuga e a non farsi notare. Artemide era partita all’ attacco e, ad una velocità impressionante, estrasse dalla faretra una freccia e, grazie alla sua incredibile e snaturata forza muscolare, trafisse con la forza lo stomaco del bambino, che cadde a terra inerme e senza vita. Il suo Servant, il suo caro nonno si accorse della scena, ma non ebbe il potere di ribellarsi, cadde così in ginocchio, quasi piangendo. Quello era il momento opportuno.

Il demone giunse così da una porta ultradimensionale alle spalle del nemico e, senza armi, con l’ unico ausilio dei suoi pugni mirò alla spalla del vecchio e gridò senza scrupoli:
-Iron Punch-.

Ma l’ esitazione e la distrazione si erano dimostrati fatali. Il vecchio si girò immediatamente e bloccò la mano di Sai, sorridendo malignamente. Le iridi del Servant lacrimavano sangue e non avevano pietà. Artemide era troppo lontana e non poteva intervenire. Non poteva nemmeno impartire ordini alla Chimera, perché avrebbe potuto coinvolgere Sai. Per fortuna, il demone era in grado di difendersi da solo. Ma in quella situazione sarebbe servito a qualcosa? Con un gesto inconsueto, l’ avversario, torse con forza incredibile il braccio di sai, fino a far scricchiolare l’ articolazione. Doveva liberarsi, per evitare quella tortura. Diede così uno strattone, ma ciò si dimostrò fatale per il braccio. L’ osso si spezzò,e l’ avambraccio brancolava a peso morto, senza controllo. Sai non riusciva più a muoverla. Ora era il nemico che teneva le redini dell’ incontro, animato dalla rabbia e dalla voglia di vendicarsi. Scattò così molto lontano, fuggendo per oltre due chilometri e giungendo nella foresta bruciata, ove si nascose dietro la prima pietra, seppur semidistrutta, che trovò, pronto a curarsi con ogni mezzo possibile e sperando nel buon lavoro di Artemide e della Chimera.
 
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ThE_pAiN
view post Posted on 1/7/2009, 23:44




Ot/dato che forse uno di questi giorni devo formattare il computer, ho paura di perdere il post del Santo Graal che avevo già fatto, per questo lo posto adesso anche se dopo di me non ha postato nessuno /Ot

Si rilassò dietro la pietra e trattenne il respiro, pronto per rilanciarsi nella mischia. Prese il braccio e lo stese utilizzando la mano libera sulla roccia vicina, poi pronunciando una tanto conosciuta parola magica, avvolse il gomito e l’ avambraccio con un alone verde. Era Energira, una tecnica curativa, che Sai aveva accuratamente sviluppata facendosi ai principi curativi degli elfi e delle altre creature dei boschi. L’ alone vorticava in senso circolare stringendo con forza il braccio e dandogli immediatamente vigore con degli effetti a dir poco sorprendenti. Intanto, lontano si potevano sentire i lamenti di un combattimento appena iniziato e che sembrava durare ancora molto; nella distesa prateria dei Campi Elisi, sotto l’ occhio vigile della Chimera, il Master bambino e Artemide aveva ingaggiato una tremenda lotta. Il demone non vedeva l’ ora di addentrarsi nello scontro, ma voleva cogliere di sorpresa l’ avversario, affinché il combattimento stesso finisse il prima possibile. Camminando lateralmente, giunse a un’ aiuola che distava dallo scontro poco meno di venti metri; da uno spazio vuoto tra le foglie si poteva osservare l’ intero combattimento, ma forse non era ancora il momento per intervenire. Giocando sulla sorpresa, bisognava attendere che il nemico girasse le spalle a Sai, perché quello sarebbe stato il momento più propizio. Intanto, i due sembrava avessero iniziato una specie di discorso, tra fendenti e spadate:

-Dea dei miei stivali. IN caso non l’ avessi saputo, il mio nome è Jambo, e sono uno dei migliori Master in circolazione. Sono in grado di evocare contemporaneamente oltre cinque Servant, perché come puoi ben immaginare non ne uso solo uno… Ma purtroppo per me non mi stai dando il tempo di respirare, mi servirebbero solamente dieci secondi, dieci secondi per riportare lo scontro dalla mia…-

-Zitto, Jambo, sono tutti bravi a raccontare fandonie, puoi avere quanti Servant vuoi, ma è la qualità quella che conta e a me sembra che di qualità ce ne sia ben poca in quello che fai. Per esempio, lo sai che così non andrai mai avanti, perché prima o poi il mio padrone, Sai, si riprenderà e te la farà pagare. Credo tu l’ abbia capito- Replicava la dea dei boschi.

-Ma cosa? Non scherziamo mica? Il suo braccio è rotto e gli ho impedito praticamente il minimo movimento, non vedo come si possa incredibilmente riprendere. Mi spiace per te, ma capisco quando sono in vantaggio e in questo momento credo che per te non ci sia possibilità di sc…-

Sai aveva colto il momento propizio. Il nemico era girato di spalle e lui, librandosi velocemente in volo, con uno scatto rotante in avanti, distese il pugno pronunciando fiero e rassicurato della vittoria:
-Iron Punch-

Ci fu quasi uno scoppiettio quando il pugno fu a contatto con la spalla del bambino. Il demone aveva perforato il corpo dell’ avversario, facendo colare al suolo rivoli di sangue. Un contrasto tra colori complementari, verde e rosso, e giochi di luce, danzava nella luminosità accecante di Campi Elisi. Il combattimento era terminato, mentre il nemico si accasciava a terra e Artemide guardava estasiata il Supremo Shadow, che portava orgogliosamente a casa una nuova vittoria. Poi il demone guardando l’ avversario, pensò bene di portarsi a casa un ricordino della vittoria, ed estraendo dalla spalla la sua adorata baionetta, perché per quella situazione meschina non era necessaria estrarre la Darkcross, tolse via una delle sue pupille feline di Jambo, e rigirandosi tra le mani come fosse un boccino d’ oro, se la mise in saccoccia, contento e affascinato dal suo nuovo trofeo. L’ incanto di Campi Elisi lentamente svaniva, riportando Sai e Artemide nel consueto oceano attraverso il quale stavano intraprendendo il viaggio per il Santo Graal. Sarebbero stati loro a portarlo a casa in segno di vittoria? Chi lo sa… Dal loro canto, molto lontano altri degni combattenti come Skullblaka o Shuda stavano conducendo le loro sfide, chi le aveva concluse, chi le aveva ancora in corso, ma tutti come lui erano accomunati dalla stessa passione e foga di trofeo. Montarono nuovamente sulle spalle di Menos Grande e camminarono in avanti giorno e notte con l’ illusione e il miraggio di giungere all’ arena, ma osservando che questa era sempre più lontana e sarebbe stato difficile raggiungerla in giornata. Passarono per una cittadina abbandonata, una di quelle che si vedono di consueto nei film western, abbandonate e covoni di fieno accasciati, il classico rifugio di una banda di Riders delinquenti. Ma lì non aveva il coraggio di passare nemmeno il vento, ogni vetro era eroso dal tempo, ogni staccionata consumata dalla solitudine, quella cittadina non riportava neanche un nome, tanto era sconosciuta anche a sé stessa. Chissà da quanto tempo vita umana non ci metteva piede. Mentre il demone si poneva questi interrogativi, giunsero ad una locanda, se locanda si poteva chiamare, senza insegna né alcuna luce. Uno di quei saloon che Sergio Leone amava tanto. Ma aveva un remoto aspetto di saloon, data la mancanza delle classiche porte scorrevoli e di qualsivoglia sedia per un drink. Vi entrò lui e Artemide, lasciando quell’ odioso bestione a far da veglia all’ esterno se fosse successo qualcosa. Se fosse successo qualcosa, ma non sarebbe accaduto nulla, tanto era noiosa quella cittadina. Il Far West a vederlo nei film sembrava lungamente più eccitante. Non certo un luogo per spompati come quello o per perditempo che non sanno come impiegare la giornata o qualche violatore di tombe stressato dalla voglia di esplorare luoghi inabitati per portare a casa il cimelio inestimabile della sua lunga ricerca. Non un certo un raduno di ipocondrici. Perché lì a farsene di finte paure ce ne sarebbe. Come se non ce sarebbe…
Il solito Thriller della tv generalista mostrerebbe il solito carnefice che come ben sappiamo si trova casualmente in questa cittadina di poveri cristi totalmente disabitata e si diverte, con un perverso desiderio masochistico, a torturare la gente. Ma non prendiamoci in giro; in quella situazione il demone era sicuro che non avrebbe trovato nessuno, all’ infuori di qualche malcapitato accattone. Ma nemmeno un senzatetto sarebbe finito in quell’ area, purché non avesse voluto cibarsi di segatura. Chissà come mai quella zona era finita in quello stato tremenda, cosa era successo in particolare?

-Sai, guarda qui. Guarda lì, in fondo, dopo la fine della cittadina, all’ inizio della campagna, non stai notando qualcosa di insolito?-

Il demone affinò lo sguardo e osservando con attenzione, lì sullo sfondo si stava avvicinando qualcuno, per altro con una macchina. E a vederci bene, non era una macchina qualunque, era una Bugatti, di quelle edizione limitata, da più di un miliardo di guil. Chi se la sarebbe potuta permettere una macchina di quel tipo e chi poi dopo averla comprata, invece di sfoggiarla e farne mostra, veniva in questa topaia, per altro da solo? I due scesero le scale e misero piede nella via principale. Notarono qualcosa di strano già al primo impatto con la macchina, qualcosa che fu confermato dal fatto che costui non rimase impressionato dal vedere un essere tanto grande come Menos Grande, perdonando comunque la non voluta orrenda cacofonia della frase.
Guardava la belva non allibito e terrorizzato, ma incantato e incitato a fermarsi. Spense il motore e scese dall’ auto. Il demone e la dea da lontano, oltre trenta metri dal Menos, osservavano la situazione. Poi costui mise la mano pieno di bracciali e anelli di mithril e oro sul manto peloso dell’ Hollow. Fece un altro passo avanti, mentre vicino a lui il Menos tra sé e sé ringhiava molto forte, cercando di scacciarselo davanti il più presto possibile. Ma costui non si allontanava… Beh, e se non si stava allontanando una motivazione ci doveva essere e per Sai era la più semplice che si poteva trovare. Ma voleva esserne sicuro prima di estrarre la Darkcross. Voleva sapere se era anche costui alla ricerca del Santo Graal come loro, magari un Master collezionista di gioielli, bell’ idea, ma un po’ fantastica. Doveva stare a vedere. Intanto, l’ uomo sembrava stesse frugando in tasca in cerca di qualcosa. Estrasse una specie di torcia, che emetteva una inconsueta luce intermittente di color blu. Puntò il faro contro il Menos, che quasi come sotto effetto di un ipnosi cadde a terra e si accasciò, quasi addormentandosi, poi usando la torcia stessa a mo’ di microfono prese la parola, dicendo:

-Master e Servant. Uscite che finiamo subito questo breve scontro. Voglio il Santo Graal, nel minor tempo possibile, sono un uomo di affari, io e non ho certo tempo per giocherellare con voi-

Il ricco signore estrasse un palmare, sul quale immediatamente figurò un’ immagine di Sai con alcune interessanti notizie personali riguardanti il demone. In particolare, vi era un riassunto dei suoi ultimi incontri. L’ uomo d’ affari, non aveva ancora rivelato il suo nome, sapeva benissimo il modo di combattere del demone. Per il supremo la vittoria non sarebbe stata certo a portata di mano.

-Da quel che vedo, hai già combattuto contro un Master e un Sevant. Interessante. Il loro livello è alquanto scarso, diciamo circa un quinto della mia reale potenza. Per Megatron non ci sarebbero certo stati problemi. Vediamo… Oh, hai combattuto contro un Saber, da quello che dice il palmare, un Saber per adorazione; credo tu sappia cosa sia un Saber per adorazione. Uhm, dalla tua faccia allibita mi sa che mi tocca spiegartelo. E’ un Servant nato non secondo il metodo d’ iniziazione tradizionale, ma il Master in una situazione fa appello con tutte le sue forze all’ aiuto di questo spirito e affida anima e corpo a questo. Il rapporto che lega me e il mio Servant è completamente diverso. Io ho un Berserker, uno dei più forti Berserker che ci siano sulla piazza. Il suo nome, come hai già avuto modo di capire è Megatron. Preparati, non sarà facile…-

Sai era allibito. Non vedeva nelle vicinanze nessun Servant. Soltanto, lui, la dea e l’ uomo con la sua macchina. La razionalità lo stava conducendo a pensare che l’ anima che avrebbe dovuto usare l’ avversario stava nella macchina, ma il demone non ci credeva o meglio, non voleva crederci, quando l’ automobile immediatamente mutò forma, diventando un essere paradossalmente antropomorfo. Qualcosa di mai visto; gli ammassi di ferraglia si scomponevano, costruendo rapidamente lo scheletro di un uomo, con la sottile differenza che questo era fatto di ferro ed era alto oltre cinque metri e molto robuste; in modo spigoloso e quasi disordinato, i blocchi di ferro si sistemarono sulla struttura base. Là dove prima c’ era un’ auto Bugatti d’ epoca che avrebbe fatto gola a chiunque, ora si trovava un robot dalle fattezza umane. Il demone non poteva non restare esterrefatto, cosicché egli e Artemide indietreggiarono di una decina di passi, nel frattempo i cubi prendevano posizione, rafforzando la struttura e rendendo il corpo del nemico più preciso e sempre più simile a una persona.

-Dove state andando? Ora che Megatron sta lentamente prendendo forma. Non servirà a niente fuggire, non tentare a evadere dall’ inferno. Nessuno vi sentirà, nessuno vi aiuterà, non ce la farete ad arrivare a Eureya. Si stanno addensando sempre più combattenti, ma più ne elimino, più la mia strada è spianata, capite?-

Sai gocciolava sudore, quel bestione non era certo creatura da poter battere, non pensava neanche lontanamente di poterlo affrontare, quando Artemide scoccò una freccia contro il corpo di ferro avversario. Il nemico non lasciò tempo alla freccia, tanto che dimostrando anche una notevole velocità e ruotando di lato, la prese con forza e la spezzò in due frammenti. Poi, si piegò sulle ginocchia, fancendo fuoriuscire dalla spalle due strutture allungate e che sembravano lontanamente a due ali. No, non lo erano. Erano due razzi. E Megatron stava per lasciarli andare. Ed ecco che il nemico scoccò il colpo. Due razzi, uno contro il Master, uno contro il Servant. Sai spiccò il volo, tentando di salire in una fuga impossibile verso l’ alto, mentre vedeva Artemide che zampettando cercava di raggiungere un’ oasi di salvezza. Lanciava frecce all’ impazzata, ma non riusciva minimamente a raggiungere il missile, che inesorabilmente si lanciava verso di lei. E mentre sapeva che questo stava sicuramente per raggiungerla, ruotò verso Sai e strizzando l’ occhio prese la mira e lanciò un’ ennesima freccia verso il cielo, cercando di adocchiare il missile che stava seguendo Sai. Il primo colpo fu una cilecca, ma nel secondo si videro tutte le sue abilità da cecchino. Lo prese nel centro, tanto che con un’ esplosione minima il missile si frantumò tra le nuvole, riportando il demone al suolo sano e salvo. Al contrario, Artemide non poteva attutire il colpo, non ne aveva il tempo, si era immolata per Sai e questo a lei bastava. Il missile, la colpì in pieno petto, facendola sbalzare all’ indietro per oltre cento metri. I vestiti della dea erano strappati e non si riconoscevano neanche, tanto erano ridotti a brandelli. Il demone con uno scatto la prese dalla spalla scoperta e la portò in un luogo lontano e quasi sicuro dalla furia assassina di Megatron, pronto a curarla come meglio credeva. Energira era la magia che sicuramente l’ avrebbe fatta ritornare al fasto di un tempo e l’ avrebbe resa pronta ad affrontare il combattimento imminente, forse il più difficile nella storia di Sai. La figura che avevano fatto i due non era delle migliori: in entrambi i combattimenti, erano stati costretti alla fuga, ma nel primo il demone si era dimostrato incredibilmente vincitore; sperava di poter dire lo stesso anche per il secondo. Ma la situazione era veramente complicata, con Megatron, che setacciando l’ area con i laser cercava di trovare i due duellanti. Dal suo canto, l’ uomo d’ affari giaceva calmo sul marciapiede e si godeva la scena.
Un alone verde circondò il petto scoperto della ragazza, che piano piano vedeva la sua ferita rimarginarsi; in quell’ atto di estrema compassione di ognuno verso l’ altro, Sai vedeva in Artemide lo stesso animo combattivo e la stessa voglia di fare che fino a quel momento avevo oltremodo contraddistinto Dafne. La dea si svegliò lentamente, prendendo coscienza della situazione in cui versava e delle ferite che l’ avevano attanagliata, si guardò in basso, vedendo il seno e le gambe scoperte e il demone cominciò a capire.
In realtà non era ben chiaro, ma a quanto sembrava Artemide provava una certa rabbia omicida a chi faceva di tutto per vederla nuda. Peccato che non aveva capito che Megatron in realtà era solo un ammasso di ferraglia e il suo era solo un attacco con l’ unico fine quello di ucciderla il prima possibile. Ma d’ altronde Sai era contento. Ora Artemide avrebbe dato del suo meglio e lui avrebbe potuto approfittare per portare la vittoria a casa nel minor tempo possibile. Gli occhi della ragazza assunsero un colore rosso acceso, inquietante da vedere. Nel terreno si poteva l’ asfalto quasi ribollire, sia per il caldo sia per quello che la ragazza stava per combinare. Non era certo una fortuna per Megatron quanto stava per accadere, ma alla fin fine il robottino se l’ era cercata.

La ragazza scattò in avanti, le vene sulle braccia pronunciate e, inquadrando i circuiti principale del robot, ci provò con un affondo, ma Megatron si sposò di lato ma non scansò totalmente il colpo, tanto che il suo braccio volò nettamente via. Purtroppo per i nostri beniamini, quell’ uomo d’ affari aveva provveduto anche a questo: infatti, in pochi secondi, dei fili legarono il braccio distrutto e lo ricomposero al resto del corpo. Il signore stesso si presentò e introdusse Megatron nel combattimento prendendo la parola:

-Demone, come hai avuto modo di capire, questa è la mia chicca, Megatron. Lui è in grado di utilizzare qualunque arma della nuova tecnologia. Soprattutto perché io, il suo utilizzatore e Master, non a caso sono Richard Masterson, uno dei più grandi impresari e imprenditori informatici più conosciuti al mondo della Silicon Valley. Spero questo basti per farti avere una degna carta d’ identità della mia controversa personalità, ma ciò non ti basterà certo a combattere le potenzialità del mio Berserker. Megatron, mostra le nostre capacità di Berserker.-

E il mostro ruggì:

-BERSERK MODE!-

I circuiti del robot impazzirono, mentre questi scattò con furia in avanti.


Edited by ThE_pAiN - 9/7/2009, 00:23
 
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Skullblaka
view post Posted on 21/7/2009, 23:13




Il cherubino tremò un attimo. Aveva avuto una sfiga pazzesca. Gli era capitato come primo nemico nel torneo per il santo Graal,nulla di meno se non un Berserker. Questa particolare categoria di eroi e antieroi avevano in comune la forza e l’aspetto bruto. Erano esseri mostruosi. In magia e nelle strategie non erano particolarmente dotati,anzi si potevano perfettamente ritenere scarsi, molto scarsi. Skullblakael si era ben documentato ,sapeva bene ciò che era accaduto nella precedente guerra per il santo Graal. Sapeva i nemici che Emiya Shirou aveva dovuto affrontare, uno di quelli era un Berserker, Hercole. Era un gigantesco bestione che era alto appena tre metri, armeggiava con uno spadone di pietra e aveva buone possibilità di vincere il tanto ambito premio se non fosse stato per il sacrificio di Archer , servant della maga Tohsaka Rin ,compagna e amica dello stesso Shirou, e dell’Excalibur di Saber che fu capace di strappare all’orrido essere ben sette vite. Era questo ciò che più spaventava il cherubino, la sua forza era stata superiore ad un velocissimo e strategico Archer e per poco non riuscì a fare una carneficina di maghi e servant. Ma il vero problema consisteva nelle vite. Ercules o Eracle divenne famoso nei tempi postumi alla sua mitica apoteosi per aver superato con successo un gran numero di imprese, in particolare le dodici fatiche di ercole entrarono nella leggenda e ciò gli concesse di divenire come un Dio , una creatura immortale , che aveva ben dodici vite, ironia della sorte. E se anche il minotaurus avesse avuto più di una vita? Merda la situazione non stava andando certo bene. Ma la preoccupazione del cherubino ora era cercare di evitare la scomparsa di Rider, se lei fosse morta sarebbe morto anche lui , perché sarebbero stati due contro uno e lui non avrebbe avuto il diritto a prendere parte al torneo. Il mago che era apparso poco prima ridacchiava come una cornacchia. Tuttavia quell’essere così arrogante aveva fatto nei pochi secondi della sua comparsa un gran numero di errori. 1) aveva detto il nome del suo servant ;2) aveva detto team, perché team e non duo? ;3) invece di fare quel baccano avrebbe potuto difendersi,invece di fare quell’entrata folle e urlare il nome del suo servant come un pazzo. Skullblakael toccò l’elsa di una katana nobiliare poi iniziò a correre verso quel pivello,caricando una lama astrale sulla lama della katana. Poi saltò su di lui lanciando sul suo corpo una lama astrale,che sicuramente lo avrebbe tagliato in due. Il cherubino si lasciò scappare una risata folle, quasi arrogante, vedendo la lama a pochi millimetri dal petto di quel pivello che guardava la morte in faccia , inorridito e stupito allo stesso tempo da un attacco così inaspettato e fulmineo. Alla fine il supremo aveva un modo di fare molto astuto e strategico, se avesse ucciso il master ,il servant per quanto forte sarebbe stato come un esercito senza gi ordini di un valente generale. Il ragazzo sgranò in un millisecondo gli occhi mentre si stava girando cercando una via di fuga ormai irraggiungibile e impercorribile. Ma l’attacco micidiale del supremo non ebbe i risultati sperati infatti, qualcosa si era messo in mezzo evitando che il master nemico si facesse male. Il tagli astrale si blocco nel nulla scontrandosi nell’aria. Com’era possibile? Non era certo per la distanza. Prima che il cherubino potesse capire perché fosse andata male una violenta perturbazione d’aria lo colpì in pieno facendolo scontrare su un muro dal colore argilloso. Un muro che prima non c’era. E cosa più spaventosa era l’essere che dall’invisibilità che lo copriva ,apparse un colosso alto press’a poco tre metri. Era una creatura spaventosa e davvero diversa dall’immagine mitica del minotauro, questo era molto … diciamo particolare. Aveva due corna sporche e contorte e una pancia rozza e bestiale, gli occhi erano come due gigantesche palle da biliardo e il suo muso bavoso e affamato lo faceva sembrare un bull-dog anziché una belva mitica. Gli unici indumenti che indossava erano dei mutandoni di pelle mezzi strappati e due guantoni sempre in pelle di capra, nonostante avesse un colorito marroncino che si rifaceva molto alle feci di cavallo. Il berserker Minotaurus aveva un colorito rossastro che lo ricopriva quasi completamente, solo la prominente pancia aveva un colorito chiaro. E chi avrebbe mai pensato che il minotauro fosse di un colore così cremisi? Di solito nelle opere pittoriche era raffigurato come un gigantesco toro nero ritto sulle due zampe posteriori e che poteva vantare un fisico ,sì bestiale, ma anche muscoloso e robusto,tanto che riusciva a combattere a pugni e zoccolate sfondando muraglie per la sua potenza. Il vero minotaurus era invece grasso e stranamente armato. Aveva infatti nelle mani due grossi e lunghi pugnali ornati con anelli di electrum ad una estremità. C’erano altri anelli su di lui, messi un po’ qua e là sulla sua pelle irta di peli come se fossero piercing all’ultima moda. L’essere ansimava pesantemente prendendo la rincorsa con i suoi zoccoli sporchi e enormi. Alcuni amuleti in forma di ossa e crani d’ essere umano penzolavano legati al collo della creatura tutt’intorno al suo corpo spaventoso. Il minotaurus levò un maestoso e orripilante urlo che fungeva da proemio allo scontro tra i due titani. La cosa più spettrale e misteriosa presente in quel momento sul campo di battaglia consisteva nell’apparizione dal nulla di uno strano labirinto. Ma la vera preoccupazione del cherubino era rivolta a Rider. Ora che quelle mura ciclopiche li dividevano quanto sarebbe durata. Avevano a che fare con due nemici violenti e forti, creature subdole e terrificanti. E i due sventurati si trovavano nel terreno di caccia di quella assatanata belva cornuta. Fosse solo per il labirinto non ci sarebbe stata la minima preoccupazione,ma con il labirinto si poteva chiaramente avvertire un forte campo di forza dagli effetti sconosciuti. Skullblakael fissò in cagnesco i due loschi individui mostrando furente i denti, sputando saliva mista a sangue,provocato dall’urto con la parete di poco prima. Con la spada in mano scattò verso il minotauro. Era una mossa pericolosa,ma doveva recitare bene il ruolo di Servant oppure Rider sarebbe stata la prima a svanire. Iniziò ferocemente ad usare una delle sue tecniche più adatte per lo spadone. Era la tecnica dragon blast, una tecnica appartenuta al grande Shuda della fiamma oscura, un’entità oscura e nemica ai Lux, uno dei più forti combattenti sulla faccia di Ivalice e, cosa più importante, un partecipante al torneo per il santo Graal. Il minotauro rimase immobile lasciandosi colpire dai fendenti nemici,che crearono solo scintille,mentre la lama di purissimo cristallo nero rimbalzava,come per rinculo, senza infliggere neanche un’ammaccatura o un graffietto a quell’imponente creatura selvaggia.

“MeRdA ,MA CON CHE COSA DIAVOLO SEI FATTO? Dannato bovino obeso, e tu lurido master smettila di ridacchiare come un arrogante mocciosetto di quattro anni e cerca di avere le palle di combattere. Sono sicuro di poter battere te e questo gigantone anche in uno scontro due contro uno. Ora vi renderete conto quanto è duro a morire un abile spadaccino come me. Ed ora, Venite a prenderle luridi vermi!”

Poi si mise in posizione difensiva mettendo lo spadone nero in obliquo, mentre la lama gli copriva un occhio lasciando scoperto l’altro così da poter vedere per bene i movimenti e le intenzioni dei due. Il bestione avanzò famelico agitando senza contegno i due pugnali, ognuno più lungo dello spadone di Skullblakael di una ventina di centimetri. Il cherubino essendo più basso riuscì a evitare abbastanza prontamente alcune lente sferzate,ma notò qualcosa di davvero particolare. Le lame generavano se agitate un onda d’aria di modeste dimensioni che però se unite potevano generare una violenta turbolenza capace di spazzar via un uomo, così da farlo sbattere con ostacoli posti dietro di lui oppure allontanarlo in vista di un schivata proporzionale ad una distanza di sicurezza invidiabile. Un’ottima combinazione di attacchi mentali,capaci di offendere e difendere. I due armati si fronteggiarono nuovamente, ad ogni schivata o parata consisteva un nuovo contrattacco nemico,in una spirale di combattimento quasi infinita che sembrava stesse sfiancando il supremo,ma non la belva davanti a lui. Non era certo uno scontro pari, anzi il cherubino era in evidente svantaggio sebbene non avesse ancora ricevuto danni rilevanti. Intanto riprendeva fiato vide la macchina da guerra che aveva davanti avvicinarsi pericolosamente a lui armeggiando i coltellacci con maestria e ferocia. Il cherubino si chiuse a riccio impugnando saldamente lo spadone,mentre impastava le sue ali con l’elemento luce, creando una barriera lungo le ali che le avrebbero rese quasi inespugnabili. Sapeva che non sarebbe stato neanche lontanamente necessario,ma come Leonida e i prodi trecento alle Termopili, ci voleva provare a resistere contro un nemico indubbiamente più forte e più violento di lui. Le lame si scontrarono violentemente levando un rumore metallico estremamente acuto e duraturo,mentre centinaia di migliaia di scintille si generavano dal contatto con le due spade illuminando la zona. Se nonché se fosse stato completamente al buoi per tutte quelle scintille si sarebbe potuto benissimo leggere un libro. Dopo qualche secondo di contatto,per quanto il cherubino riuscì a stringere eroicamente i denti fu sballottato via dalla violenza immane del colpo che lo scaravento a molti metri di distanza facendogli sfondare molti muri labirintici. Mentre cadeva un gran numero di frecce potenziate con chissà quale strano potere lo trapassarono in pieno facendogli provare un fortissimo dolore. Si rialzò in un mare di sangue,mentre vide la scia di muri sbriciolati e le frecce dietro di lui conficcate sul terreno, intorno a lui tutto era coperto di sangue … il suo sangue. Ebbe un lieve svenimento dalla rabbia e dallo stress. Gli era capitato davvero un avversario forte. Sorrise sadico,come un uomo che vede la morte in faccia e ci sputa addosso noncurante della sua sorte. Intanto il master di Berserker alzò la mano destra al cielo iniziando a concentrare con la massima tranquillità un potente incantesimo. Del fumo corvino si concentrò sul palmo della mano in maniera tortuosa generando una creatura fumogena in forma di serpente dagli occhi maligni e iniettati di sangue. Quando l’incantesimo stava per essere lanciato l’uomo sorrise spaventosamente,come se fosse un maniaco perverso, poi disse altrettanto arrogantemente:

“Tu saresti un Saber? E dire che fu proprio un Saber a vincere la scorsa guerra per il santo Graal. Peccato che il mio Minotaurus non si sia sfogato abbastanza sulla tua ridicola esistenza. Comunque non temere ti rimanderò nel regno degli eroi da cui provieni facendoti svanire in una miriade di luminescenti polveri. Quanto alla tua Master non temere, non la ucciderò subito. Ho notato che ha un bel corpicino e farmela prima di farle tacere la bocca per l’eternità,non mi dispiacerebbe troppo. Anche il mio Berserker avrebbe un certa voglia a ficcarglielo in quel posto. Ma ora torniamo a te, tu avrai l’onore di morire per mano mia … Tu sei la terza vittima del grande incantatore Ahsias, il signore dei demoni incorporei. Adesso sentirai una fatale fitta sul busto. Ora vai: Melos Abyssus.”

Un serpente fatto di fumo color pece si animò dalla mano del suo creatore, andando come se fosse un raggio devastante verso la preda,che inerte rimaneva in piedi per puro miracolo. La creatura strisciante avanzò affamata verso la creatura piumata mostrando divertita le fauci avvelenate. Gli occhi famelici brillava come se avesse davvero degli occhi propri. Il cherubino aveva sentito parlare di questo misterioso Ahsias, era un ricercato di livello B o qualcosa del genere,famoso per aver stregato un gran numero di persone per il proprio tornaconto. Aveva torturato con incantesimi fatti di fumo scienziati e sapienti per avere da loro pozioni sempre più rare e documenti di grande importanza scientifica. Tutto questo perché era un ossessionato, un fanatico pericoloso e folle. Desiderava abilità capaci di potenziare notevolmente le sue forze, espandere le sue conoscenze per succhiare la linfa vitale a tutte le persone che incontrava per vivere in eterno. Sul chi era in realtà si diceva che fosse un ricco esponente di un casato di antichi maghi ormai decaduto. Lui riuscì a riprendersi da tale situazione comprando come se fossero schiavi altri nobili maghi. Infatti lui voleva molti circuiti magici attorno alla sua persona così da ricreare il suo clan purosangue. Le pozioni e gli attrezzi gli servivano per la costruzione di un graal tutto suo, dentro il quale sacrificò innumerevoli vite di maghi-servi per crearlo. Ma fu scoperto dal governo mondiale e un giudice ignaro dei suoi reali desideri distrusse il Graal ,riversando inesorabilmente al suolo la sostanza di cui era composto. Ahsias colpito da questo insulso gesto eliminò rapidamente il giudice con l’evocazione di un drago di fumo nero nato,si dice, dall’unione di più serpenti fumogeni incorporei. Dopodiché bevve dal terreno il liquido magico assaporando tale intruglio ,per poi riversare parte del suo potere nel corpo del giudice,ormai privo di vita, usandolo come una marionetta. Così continuò a sconfiggere un gran numero di ufficiali Archadiani riuscendo a conquistare con la forza anche un piccolo villaggio, soggiogandolo col pugno di ferro della sua perversa tirannia. Si dice che lasciò il villaggio in seguito ad una pesante sconfitta a causa di un altro mago nobile. Dopo essere stato sconfitto così duramente Ahsias precipitò in un burrone nel deserto ad est di Dalmasca,ma il suo sfidante lo ritrovò che ancora respirava. Molti pensarono che il giovane mago lo eliminò dandogli il colpo di grazia,altri supponevano che lo abbia curato in attesa di un secondo sconto, addirittura si diceva che l’incantatore si fosse piegato alle volontà del nobile. Questo mago era Matou Shinji,creduto morto durante la quinta guerra per il santo graal, il nipote del nemico di Shirou : Zouken. L’ex compagno di Rider. Il cherubino ritornò in sé fissando la vita che cadeva lentamente dalle sue membra stanche,ma qualcosa in lui si smosse. Finchè fosse morto lui andava bene, ma quel pazzo avrebbe fatto male a innocenti e cosa ancora peggior avrebbe potuto fare del male alla sua Rider. Non poteva permetterlo. Così si riprese da quella situazione di stasi in cui era caduto ,per poi alzare il palmo della mano sinistra verso il serpente incorporeo,che avanzò rapidamente. Ora aveva capito il potere di quel labirinto. Non poteva potenziare se stesso con tecniche o magie di supporto,ma ora aveva capito che poteva benissimo farcela da solo. Altre frecce furono scoccate e lui fu abbastanza cauto da sentire i loro rumori così da evitarli in un disperato spostamento,che quasi lo fece crollare rovinosamente al suolo. Intanto nella mano si formò una sfera fatta di energia spirituale. Il Rasengan era ultimato. Sentì la speranza rinascere in lui,mentre la sfera rotante iniziò a muoversi quasi da sola. Altre frecce continuarono a sfrecciare verso di lui che questa volta si fece scudo con lo spadone nero facendolo vorticare tra le mani, riuscendo a deviare alcune frecce che fecero saltare in aria muri e alcune mattonelle del pavimento. Il cherubino si mosse correndo animato da una forza quasi non sua, verso il serpentone fatto di nube avvelenata. Ahsias sgranò gli occhi dicendo indignato:

“Cosa credi di fare, nullità? Questo serpente è fatto di un potentissimo veleno, se lo dovessi toccare anche solo con una mano per pochi secondi perderesti la sensibilità in quel punto e non potresti più usare la tua mano, senza contare che morirai prima della prossima alba, non so quanto ti convenga,tanto morirai comunque, quindi rassegnati e lasciati ammazzare,da bravo!”

Skullblakael scagliò lo spadone verso i piedi del minotaurus che gli si conficcò crudelmente su una pelosa gamba, facendolo urlare dal dolore e dalla rabbia. La belva prese lo spadone nemico e lo scaraventò al suolo, alzando un po’ di polvere. Il berserker si gettò verso la preda,mentre il suo padrone intimava di fermarlo, ma ormai la rabbia era troppo forte per farsi mettere i piedi in testa da comandi via etere. Il supremo dei lux, conficcò la mano con la sfera rotante nelle fauci del serpente di veleno, che magicamente su risucchiato nella sfera, rendendola ancora più temibile. Poi sfrecciò verso il minotauro balzando mentre lui armeggiava con i pugnali giganti. Saltò sul collo della lama poi piantò violentemente la sfera rotante nociva nella bocca insalivata della creatura,che perse il respiro e cadde al suolo con la testa fumante per l’impatto. Anche se fosse sopravvissuto a all’esplosione della sua faccia ,non avrebbe certo retto al veleno presente nella sfera, opera tra l’altro del suo stesso master. Ahsias era furente,ma dopo pochi secondi sorrise nuovamente animato da chissà quale desiderio impuro. La creatura alata intanto disse sospirando ai presenti:

“Che cosa ne vuoi sapere tu,misero malvivente di come lottare coraggiosamente. C’è gente che in passato è morta lottando contro voraci mostri peggiori del tuo essere cornuto, ora non so quale figa maledetta abbia partorito una faccia brutta come la tua,ma statti sicuro che al costo di perdere entrambe le mie mani per colpa del tuo veleno,ti farò mangiare la tua stessa lingua e ti taglierò il cazzo,così non ti dovrai neanche permettere di insultare o minimamente pensare alla mia signora, oppure per te sarà la fine pivello … Quanto a te Archer, esci fuori non ho evitato le tue frecce per nulla. Ora lo scontro da tre contro uno è passato a due contro uno. Peccato per il tuo Berserker Ahsias,tra poco lo accompagnerai nel regno degli antieroi.”

“Credi davvero che la tua signora sia ancora viva? La mia master starà pensando a lei ormai,deve essere spacciata. Quanto a te Ahsias fai davvero schifo tu e quel cesso cornuto. Chi l’avrebbe mai detto che il possente Minotaurus,uno dei berserker più potenti si facesse ammazzare da una tecnica del suo stesso master con l’aggiunta di una ridicola sfera rotante. Voi nobili siete sempre gli stessi incapaci, ho paura a tornare a Cheerwood a vedere come è stata ridotta da voi babbei. Tsk! Quanto a te angioletto, per essere un Saber usi tecniche davvero singolari. Il mio nome è Robin Hood, sono Archer, condoglianze in anticipo per te e la tua master!”

Intanto il cherubino afferrata la Nanastusaya no hitama no tsurugi si avventò su Ahsias tranciandogli di netto un braccio,che cadde al suolo,mentre il nobile perdeva copiosamente una grande quantità di sangue,urlando per il dolore. Per lui la guerra per il santo graal sembrava finita. Ma Minotaurus si rialzò da terra per qualche secondo con la testa rimarginata completamente,ma prima di avventarsi sul cherubino per colpirlo brutalmente cadde nuovamente a terra a causa del veleno del precedente attacco. Una luce lo circondò e il suo corpo bestiale tornò nuovamente normale. Il cherubino ansimò,mentre perdeva sensibilità nella mano sinistra,la fasciò con le prima cose che trovò a portata di mano,mentre il berserker si rialzò nuovamente, questa volta non sarebbe caduto. Ahsias oramai senza un braccio piagnucolò per la perdita dell’arto,mentre mostrando i denti disse:

“Lui ne aveva sette originariamente, ne aveva sette, ora anche per colpa tua sono rimaste solo cinque vite alla mia creatura!”

Il cherubino sputò nuovamente per terra incredulo, aveva capito che la master dell’archer e il master del berserker erano d’accordo, lui e Rider erano incappati in un terribile e ardito agguanto … Intanto la Rider si apprestava a combattere contro al sua rivale.
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Minotaurus:
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Robin Hood:
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Soul_Scythe
view post Posted on 1/8/2009, 18:31




La scena era apocalittica, degna del vampiro: l’isola, non certo grande abbastanza da essere abitata ma comunque ben più grande di un semplice scoglio, era stata letteralmente affondata come una novella Atlantide. Shirou dedicò un piccolo pensiero allo sfortunato Padre Salieri, che avrebbe dovuto, in quanto supervisore, giustificare alle autorità e alla popolazione una tale alterazione della carta geografica. Sospesi sopra l’acqua ancora ribollente stavano Shuda e la sua Servant, quest’ultima aggrappata al primo per non cadere: in mano però non teneva più solo la sua spada nera e rossa ma anche un’altra, di simile fattura infernale ma realizzata da una mano ben diversa, un probabile trofeo dello scontro appena concluso.
CITAZIONE
-Salve Shirou...carino da parte tua fare un salto qui...la faccenda è sistemata,nulla di che...carino quel drago,devo decidermi anche io a comprarne uno...allora,dimmi,amico mio,qual'è la prossima tappa?E per favore,la prossima volta dì a quel vecchiaccio maledetto di mandare un avversario che almeno sopravviva per più di un'ora,è stato terribilmente deludente...-

”Davvero? E pensare che io ho appena sfiorato una morte certa. Comunque appena lo rivedo glielo dico, subito prima di ucciderlo ovviamente: avrei voluto farlo stasera, ma è scappato come il topo di fogna che è. In quanto alla prossima mossa...ci sono ancora un pò di ore di buio, quindi potremmo andare alla ricerca di altri nemici. Sono sicuro che c’è ne sarà almeno uno in grado di regalarti uno scontro soddisfacente.”

-???: Inutile cercare.

A seguito dell’improvvisa e misteriosa voce dall’alto dalla stessa direzione arrivò una vera e propria pioggia di colpi, onde d’urto modellate a punta di freccia che si abbatterono intorno al gruppo senza sfiorarli, ma agitando violentemente il mare per un raggio di almeno cento metri. Emiya alzò lo sguardo per accertarsi di chi li aveva attaccati, ma la visione che catturò lo lasciò di stucco.

Sospeso sopra di loro, stava un “veicolo” dall’aspetto al tempo stesso antico e moderno: forma vagamente a rombo, un’armatura di quella che sembrava porcellana bianca, ali verdi da farfalla, emetteva lo stesso ronzio di una mantide religiosa. Inutile dire che era grande due volte un moderno jet militare
Un Vimana: termine sanscrito, indica un generico e mitologico oggetto volante, descritto in numerosi testi religiosi indiani. Non sono state individuate, finora, evidenze fisiche di tali oggetti, ma la loro descrizione è diffusa, e viene persino descritto il loro uso nelle guerre mitologiche del Mahabharata e del Ramayana. Secondo le descrizioni di questi testi sacri, i Vimana sono in grado sia di volare nell'aria, nello spazio e di immergersi sott'acqua. Armi possedute dagli antichi dei e eroi dell’India, era la prima volta che il ragazzo ne vedeva uno, sebbene lo avesse riconosciuto dalle antiche descrizioni.
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E, in piedi sulla punta di quella che doveva essere la prua, stava un giovane uomo: corporatura media, altezza che sfiora appena il metro e settanta, capelli corvini che scendono disordinati su un viso pallido e smunto, occhi del colore del topazio. Sulla fronte portava una benda per sollevare la frangia. Il suo abbigliamento, prevalentemente scuro, era di foggia greca antica. E nella mano sinistra stringeva una lancia lunga almeno cinque metri, una punta di bronzo a un’estremità e una testa di ferra nell’altra per equilibrarla, il tipo comunemente chiamato “Sarissa”.
Il giovane mago lo riconobbe subito, poiché avevano già avuto occasione di incontrarsi durante l’ultima guerra per il Santo Graal.
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”Ettore? Sei tu, Ettore di Ilio?”

Ettore è una figura della mitologia greca: figlio di Priamo, re di Troia, e di Ecuba. Era sposo di Andromaca e padre di Astianatte. Partecipò alla guerra di Ilio, oggi ricordata come Troia, e fu il principale difensore della città prima di essere ucciso in combattimento da Achille. Le sue vicende sono narrate principalmente nell'Iliade di Omero, di cui è uno dei personaggi principali. L’ultima volta che si erano incontrati l’eroe omerico apparteneva alla classe Lancer, la stessa di quel momento a giudicare dall’arma. Ma che ci faceva su un Vimana?

-Ettore: Esatto. Sei cambiato molto dall’ultimo che ci siamo visti, giovane mago. Sembri più forte, me ne compiaccio. Ma non sono qui per una rimpatriata: su ordine del mio Master e della sua alleata sono qui per sfidarvi pubblicamente a duello. E il Servant con cui faccio attualmente coppia è Rider, che non è qui adesso perchè sta pilotando questo coso volante all’interno. Bhè, considerato il suo carattere non si sarebbe presentato in nessun caso.

”Capisco...condizioni?”

-Ettore: Niente di particolare: coppia contro coppia, due combattimenti separati. E la Master di Rider vuole combattere con te vampiro: sostiene che voi due avete un conto in sospeso. Per il luogo e l’ora domani a mezzanotte sulla cima della collina fuori città, dove potremo combattere senza problemi. Arrivederci, giovane mago: affila le tue armi e prepara la tua mente, molto presto uno di noi due morirà.

E mentre Ettore si batteva la lancia sul petto in segno di saluto il Vimana si mise in movimento, compiendo un’inversione a U e dileguandosi silenziosamente nella notte. Emiya si scompigliò i capelli, gli occhi chiusi, come a riflettere su qualcosa di importante, poi si rivolse di nuovo a Shuda.

”Bhè, a quanto pare le cose sono già state decise. Adesso continuo la ricognizione in cerca di altri Master, poi all’alba me ne vado a riposare in attesa dello scontro: Lancer è un nemico tosto. Se vuoi venire salta pure su, per il drago non pesiamo niente.”

Sia che il Vice-Supremo avesse accettato o no la proposta Shirou a cavallo della belva dorata avrebbe preso a sorvolare i vari quartieri della città, sfruttando la sua vista di falco potenziata con il Reinforcement per individuare anche il minimo indizio. Ma il risultato fu deludente: a parte qualche barriera magica posizionata in vista di un possibile agguato o che serviva a succhiare energia dagli abitanti della città non trovò proprio niente, di un nemico in carne e ossa neanche l’ombra.
Così, mentre il sole ormai sorgeva, uno stanco Emiya ritornava alla locanda, infilava la chiave nella toppa, faceva scattare la serratura e apriva la porta della sua camera.

§ Dalle voci che circolano si direbbe che la maggioranza degli scontri sia avvenuta fuori città o anche lontano da qui, non so se è voluto ma è una buona cosa. Così non ci andrà di mezzo...cosa?!??! §

All’improvviso qualcosa era piombato addosso al ragazzo, sbattendolo a terra e facendolo roteare all’indietro un bel pò di volte prima di fermarsi a pancia all’aria. Il corpo sconosciuto lo salutò allegramente mentre se ne stava appollaiato comodamente sul suo petto.

-???: Bentornato, Oni-chan!!!

”I-Ilya?!?”

Lunghi capelli argentati come la neve, occhi rossi come rubini, una pelle candida di chi vede poco il sole, giacchetta viola e gonna bianca, la ragazzina sorrideva come una volpe davanti alla sorpresa del ragazzo.
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Illyasviel von Einzbern, la vera figlia naturale di Emiya Kiritsugu, il padre adottivo di Shirou: quindi, sua sorella. Kiritsugu era stato costretto a lasciarla dopo la morte di sua madre per ragioni ancora sconosciute e a trasferirsi in Giappone, dove aveva salvato e adottato il ragazzo. I due si erano poi incontrati e conosciuti durante la quinta Holy Grail War: gli Einzbern facevano parte delle Tre Famiglie dell’Origine, le tre famiglie di maghi che avevano dato il via duecento anni prima al rituale chiamato Guerra per il Santo Graal e che da allora si occupavano di procurare il contenitore che avrebbe dovuto diventare il Santo Graal, oltre a mandare un loro esponente come Master perchè si aggiudicasse la vittoria. Ilya era stata scelta per la quinta, nonostante la giovane età, per le sue straordinarie potenzialità ed era diventata la Master del Berserker Heracles, lo stesso che ora aiutava Shirou. All’inizio si erano combattuti, Ilya infatti c’è l’aveva con Kiritsugu perchè l’aveva abbandonata per Shirou, ma alla fine si erano riappacificati ed erano diventati una famiglia. Non si vedevano da quando Shirou era partito: il ragazzo sorridendo per la contentezza la sollevò di peso e dopo essersi rimesso in piedi le scompigliò i capelli con affetto, facendola ridere.

-Ilya: Hahahaaah!! Mi fai il solletico Oni-chan!

”E’ bello rivederti Ilya. Ma come mi hai trovato?”

-Ilya: E’ semplice, quando firmi con il tuo vero nome. Non hai ancora imparato niente eh?

”Urgh, mi sa che hai ragione. Ma aspetta...se sei qui significa che anche gli Einzbern partecipano?”

-Ilya: Sbagliato. Il nonno è impegnato con le sue ricerche, quindi fino a che non ritrova interesse nel mondo esterno il capo sono io. E poi non riconosciamo questa Guerra come ufficiale: anzi, a dirla tutta è parecchio strana. Zouken ha lavorato al Grail con conoscenze incomplete che ci ha sottratto e l’aiuto di maghi il cui nome nessuno ha mai sentito nominare. Come risultato ci sono parecchie stranezze, prima fra tutte la presenza di Servant che non sono spiriti eroici, ma entità realizzate per assomigliare a un Servant. Sospettiamo che sia voluto e che il Grail che quel vecchiaccio sta preparando sia tutto tranne che un realizzatore di desideri.

”Se quello che dici è vero allora l’ho decisamente sottovalutato, è molto più fuori di quello che credevo. Ma stai tranquilla, ho già ucciso il suo Servant. Inoltre ho degli amici molto forti dalla mia stavolta.”

-Ilya: Bene. Fallo fuori mi raccomando! Ora però usciamo, dopo tanto tempo che sei via ho voglia di divertirmi insieme a te.

E tirandolo per la mano lo trascinò fuori. Inutile specificare che Shirou potè scordarsi il suo meritato riposo: per tutto il giorno fu trascinato da Ilya nei posti più disparati, dall’acquario al più grande negozio di peluche della città. Solo al tramonto riuscì, con varie scuse, a separarsi dalla sorella e a rimandarla dai suoi, dove sarebbe stata al sicuro.
E venne presto anche il momento dell’appuntamento: a mezzanotte un drago dorato con in groppa Shirou e Caster atterrò sulla cima della collina designata, dove poco dopo arrivò anche Shuda. Non appena furono riuniti dal cielo discese anche il Vimana, da cui scesero due persone: il primo era Ettore e il secondo una figura in giacca e cravatta, il volto completamente avvolto da bende sbrindellate. L’unico occhio che spuntava dal bendaggio ardeva di una determinazione selvaggia.

”Il Master di Lancer suppongo.”

-???: Il vincitore della scorsa edizione suppongo. Sono stupito, li vali davvero tutti quei soldi?

”Di che stai parlando? Quali soldi.”

-???: Lord Zouken ha promesso una grossa ricompensa a chi ti elimina. Non fare quella faccia, non sono al suo servizio: il mio capo lo è. Ma per me i soldi sono tutti uguali. Ora andiamo da un’altra parte, qui non è adatto.

E con una velocità sovrumana si diresse verso est con Ettore. Shirou li inseguì a piedi, mentre Caster usava di nuovo il drago.

Nello stesso momento il Vimana si aprì e ne uscirono altri due nuovi personaggi. Il primo era un uomo rivestito in una magnifica armatura dorata, che in mano stringeva uno scettro. La sua apparenza regale non lasciava dubitare del fatto che costui in vita fosse stato una persona di alto rango, forse addirittura una divinità.
Mentre, dietro di lui...
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Dark Squall
view post Posted on 14/8/2009, 17:41




Shuda aveva visto Shirou venirgli incontro a cavallo di un enorme dragone dorato...eh si che queste creature sono rare e preziose e quanto mai forti...la Servant di Shirou doveva sapere il fatto suo.Era ben certo che quella creatura magica altri non fosse che Medea,Servanti di Shirou e maga...Medea era infatti figlia di Eete, re della Colchide, e di Idia. Era inoltre nipote di Elio e della maga Circe, e come quest'ultima era dotata di poteri magici.Quando Giasone arriva in Colchide insieme agli Argonauti alla ricerca del Vello d'oro, lei se ne innamora perdutamente. E pur di aiutarlo a raggiungere il suo scopo giunge ad uccidere il fratello Absirto, spargendone i poveri resti dietro di sé dopo essersi imbarcata sulla nave Argo insieme a Giasone, divenuto suo sposo. Il padre così, trovandosi costretto a raccogliere le membra del figlio, non riesce a raggiungere la spedizione, e gli Argonauti tornano a Corinto con il Vello d'Oro.
Dopo dieci anni, però, Creonte, re della città, vuole dare sua figlia Glauce in sposa a Giasone, dando così a quest'ultimo la possibilità di successione al trono. Giasone accetta, abbandonando così sua moglie Medea.Vista l'indifferenza di Giasone di fronte alla disperazione della donna, Medea medita una tremenda vendetta. Fingendosi rassegnata, manda in dono un mantello alla giovane Glauce, la quale, non sapendo che il dono è pieno di veleno, lo indossa per poi morire fra dolori strazianti. Il padre Creonte, corso in aiuto, tocca anch'egli il mantello, e muore.
Ma la vendetta di Medea non finisce qui. Secondo la tragedia di Euripide, per assicurarsi che Giasone non abbia discendenza, uccide i figli avuti con lui: il dolore per la perdita dei propri discendenti porta Giasone al suicidio. La maggior parte degli storici greci del tempo di Euripide, tuttavia ricorda che i figli di Medea, che ella non riuscì a portare con sé, furono uccisi dagli abitanti di Corinto per vendetta.Fuggita ad Atene, a bordo del carro del Sole, Medea sposa Egeo, dal quale ha un figlio: Medo. A lui Medea vuole lasciare il trono di Atene, finché Teseo non giunge in città. Egeo ignora che Teseo sia suo figlio, e Medea, che vede ostacolati i suoi piani per Medo, suggerisce al marito di uccidere il nuovo venuto durante un banchetto. Ma all'ultimo istante Egeo riconosce suo figlio, e Medea è costretta a fuggire di nuovo.Torna nella Colchide, dove si ricongiunge e si riappacifica con il padre Eete.Una vita davvero sventurata la sua...povera piccola maga,costretta a tanto per amore di un uomo...ma d'altronde era altrettanto possibile che succedessa a lui.Shirou,nel frattempo,stava parlando al vampiro,con un espressione di serena incredulità.

CITAZIONE
”Davvero? E pensare che io ho appena sfiorato una morte certa. Comunque appena lo rivedo glielo dico, subito prima di ucciderlo ovviamente: avrei voluto farlo stasera, ma è scappato come il topo di fogna che è. In quanto alla prossima mossa...ci sono ancora un pò di ore di buio, quindi potremmo andare alla ricerca di altri nemici. Sono sicuro che c’è ne sarà almeno uno in grado di regalarti uno scontro soddisfacente.”

Shuda rise,quasi come se non s aspettasse nulla di meglio da Shirou...in realtà quel ragazzo stava facendo una bellissima carriera,era forte,inventivo e smisuratamente fortunato,per non dire che aveva un culo grande quanto una casa nelle situazioni difficili...ma non basta solo quello per salvarsi,e difatti Shirou era sempre stato un personaggio calcolatore,in grado di elaborare strategie davvero efficaci.Ma,proprio quando stava per dire di si o di no al ragazzo,una voce interruppe i suoi propositi...una voce che lui odiava solo per averlo interrotto...

CITAZIONE
-???: Inutile cercare.

Squall e Shirou alzarono gli occhi,mentre dei colpi di quello che sembrava vento vennero sparati contro di loro...nessuno li colpì,ed andarono invece a schiantarsi in mezzo al mare,sollevando onde altissime.Shuda non vi fece molto caso,in effetti gli effetti scenici erano il suo forte...guardò in alto,osservando un veicolo che non aveva mai visto,a forma di rombo...non seppe dire cos'era,neppure se fosse umano oppure no,ma era sicuro di una cosa...chiunque ci fosse dentro cercava grane...sollevò una mano,caricando un firaga...ma,prima di lanciarlo,sentì Shirou dire qualcosa...

CITAZIONE
”Ettore? Sei tu, Ettore di Ilio?”

Lasciò libera l'energia del firaga appena imbrigliata,osservando anche lui il ragazzo che se ne stava in piedi sul veicolo.Era giovane uomo: corporatura media, altezza che sfiora appena il metro e settanta, capelli corvini che scendono disordinati su un viso pallido e smunto, occhi del colore del topazio. Sulla fronte portava una benda per sollevare la frangia. Il suo abbigliamento, prevalentemente scuro, era di foggia greca antica. E nella mano sinistra stringeva una lancia lunga almeno cinque metri, una punta di bronzo a un’estremità e una testa di ferro nell’altra per equilibrarla...un tipo bravo a forgiare armi.Shuda lo osservò con espressione curiosa,mentre sentiva anche altre energie in movimento attorno a loro e la cosa non gli piaceva per nulla...Ettore in un secondo parlò,dicendo qualcosa che per lui era inutile aggiungere...

CITAZIONE
-Ettore: Esatto. Sei cambiato molto dall’ultimo che ci siamo visti, giovane mago. Sembri più forte, me ne compiaccio. Ma non sono qui per una rimpatriata: su ordine del mio Master e della sua alleata sono qui per sfidarvi pubblicamente a duello. E il Servant con cui faccio attualmente coppia è Rider, che non è qui adesso perchè sta pilotando questo coso volante all’interno. Bhè, considerato il suo carattere non si sarebbe presentato in nessun caso.

Shuda sbuffò...per quel che gli importava,quel tizio poteva anche scendere insieme a Raider e combattere,ci avrebbe pensato lui a entrambi...un secondo,due colpi e sarebbero stati brutalmente uccisi...

CITAZIONE
”Capisco...condizioni?”

Shuda guardò Shirou...ma che diavolo stava dicendo?Era sicuro che quella fosse una trappola per uccidere i loro Servant e gettarli via da quella gara...e non gli andava di perdere del tempo e la possibilità di vincere il Graal.Ma Shirou sembrava fidarsi di quell'Ettore,quindi anche lui poteva fidarsi del Lux.

-Sono d'accordo con Shirou...ma ti avverto,Shirou,se è una trappola ti ammazzo,prima di fare a pezzi tutti i servant che ancora sono in gara.-

CITAZIONE
-Ettore: Niente di particolare: coppia contro coppia, due combattimenti separati. E la Master di Rider vuole combattere con te vampiro: sostiene che voi due avete un conto in sospeso. Per il luogo e l’ora domani a mezzanotte sulla cima della collina fuori città, dove potremo combattere senza problemi. Arrivederci, giovane mago: affila le tue armi e prepara la tua mente, molto presto uno di noi due morirà.

Detto questo il guerriero andò via,portato da quello stranissimo veicolo mentre Shirou parlava di nuovo a Shuda...gli chiese di andare con lui,ma lui preferì declinare la sua offerta...aveva altri programmi per se e per Pandora,quella sera...così,i due androno in una direzione diversa da quella di Shirou,atterrando qualche istante dopo vicino ad un grande campo di calcio.

-Bene...Pandora,adesso ci alleniamo un pò con la spada,in attesa che arrivi l'ora dell'incontro...mi raccomando,non voglio che tu sia limitata nei colpi,scatenati!-

Così,accompagnati solo dal clangore metallico,i due duellarono per parecchie ore,allenandosi e tenendosi impegnati...alla fine entrambi,stanchi ma soddisfatti,crollarono sotto un albero,riposandosi...

-Pandora...voglio che tu stia nelle retrovie,mi occuperò io sia di Master che di servant...se vuoi attacca a distanza,ma non voglio che tu venga uccisa per nessuna ragione al mondo...-

Saber annuì,sconvolta da tanta attenzione...ma non era della sua salute che Shuda si interessava...morta lei,non avrebbe più potuto partecipare a quella competizione.Giunta l'ora del combattimento,i due si alzarono e partirono alla volta del luogo prefissato,la collina alla cui base si trovavano prima...arrivarono in pochissimi secondi,mentre anche Shirou arrivava...in breve arrvarono anche gli altri due,prima di spostarsi...ma Shuda aveva occhi solo per le nuove figure che stavano uscendo dietro di loro...uno era un guerriero completamente avvolto in un'armatura dorata,mentre la seconda era una ragazza che lui conosceva bene...una ragazza che sorrideva ferocemente.Aveva lunghi capelli neri,due occhi celesti e una grandissim armatura,e in mano stringeva quella che sembrava un'ascia...sorrise,vedendola...

-Chery...tu qui?Mi lascia sconvolto il fatto che tu ti sia alleata con mezze tacche come queste..bhè,adesso mi spiego come mai volevi attaccarmi a tutti i costi...-

La ragazza lo fissò,sempre sorridendo...

-Superbo come al solito,Shuda...bene,vorrà dire che cancellerò questo tuo ego assieme alla tua vita...Zeus,ora,Folgore Celeste!-

Il suo servant sollevò un braccio in cui reggeva uno scettro e su Shuda si abbattè un fulmine di dimensioni colossali...ma il vampiro,scomparso qualche istante prima,adesso si trovava a mezz'aria...

-Bene,vedo che cominciamo da subito...Ultima!-

CReò nella mano un globo di energie non elementare,sparandolo contro la ragazza e il suo servant prima di tornare da Pandora e volare via con lei,in alto...intanto la sfera esplodeva con la forza di una bomba e il vampiro si limitava,guardando,a capire che fosse successo alla sua nemica.
 
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goshoppingo
view post Posted on 24/4/2012, 17:10




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20 replies since 18/2/2009, 14:42   27763 views
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