| Era mattina presto, e fuori tirava un leggero venticello fresco, mentre ancora sugli alberi, sui prati, sulle foglie, e sulle tegole vi era ancora la brina, e proprio in quel momento un pallido sole faceva capolino, irradiando tutto ciò a cui la luce potesse giungere, e dove vi erano gocce d’ acqua, creava giochi di luce, splendidi e piccoli arcobaleni di colori intensi e affascinanti. Gli uccellini svolazzavano felici canticchiando chi sa quale melodia, che alle orecchie dei comuni esseri era armonica e riempiva gli uomini di gioia e felicità. Mentre gli uccellini svolazzavano dando il buongiorno al mondo qualcuno continuava a dormire indisturbato nella sua camera, una camera da letto molto grande, con al centro un letto matrimoniale di basamento bianco, con le lenzuola nere. Dei piccoli sofà rotondi erano sparsi per la stanza, sempre di colore nero, e ai lati un paio di mobili, ma in quella stanza grazie a delle tende e tapparelle non penetrava alcun raggio di luce, lasciando dormire Michelangelo in santa pace senza che la luce lo svegliasse. L’ Angelo decaduto dormiva tranquillo senza badare a niente, senza badare nemmeno alla sua anima interna, l’ anima di Ashkore, che lo chiamava in continuazione dicendogli che era ora di svegliarsi, che era ora di muoversi doveva assolutamente svegliarsi, ma niente il ragazzo non voleva saperne di svegliarsi, e continuava a dormire, come se non volesse andarsene dall’ abbraccio caldo e confortevole di Morfeo, che lo cullava. Ma Ashkore non voleva mollare, e grazie ai suoi poteri sollevò una brocca d’ acqua, e la potò sopra la faccia del ragazzo, e con un movimento secco gli versò il contenuto freddo in faccia, l’ angelo decaduto appena senti freddo al contatto con il liquido scattò a sedere, per poi sclerale con il drago e chiedergli se cera bisogno di svegliarlo così presto. Il Drago gli disse che aveva dieci minuti per andare al campo di battaglia, a selezionare i nuovi soldati, era compito suo occuparsi di ciò e che non poteva fare tardi se nò che figura ci avrebbe fatto davanti ai novellini? Michelangelo molto mal volentieri scese dal letto e si diresse in bagno, per prepararsi iniziando a sciacquarsi, per rendersi presentabile ai novellini. Inseguito a ciò indossò la sua camicia nera, e i pantaloni, per poi completare l’ opera con le sue scarpe nere di vernice. Finito di completare il lato puramente estetico, afferrò la sua splendida spada in diamante azzurro, e la ripose dietro le spalle, per poi completare il suo armamentario con l’ altra sua arma, l’ inseparabile pistola, che ricaricata a dovere ripose con cura dietro la schiena in un apposito fodero. Completata anche l’ ultimo passaggio, si diresse sulla terrazza di casa, e fate fuoriuscire le ali, spiccò il volo verso l’ arena dei combattimenti della fazione Alter. Dopo un paio di minuti arrivò sopra l’ arena, e con una virata incominciò a planare girando in tondo su se stesso, per poi atterrare nello stupore generale degli allievi davanti a loro, facendo sparire le ali, e girandosi verso di loro a osservarli dalla testa ai piedi, come per svolgere una breve valutazione, e capire le loro abilità in base all’ aspetto e alla pura e inequivocabile stazza. Cerano diversi individui alcuni robusti e con muscoli possenti altri non troppo forzuti, ma da quello che si poteva notare a primo occhio, votati alla magia. A quel punto il drago gli disse che la valutazione che stava facendo era giusta, cerano molti che erano basati solo sulla pura potenza fisica, quindi sarebbero diventati solo e soltanto dei comuni soldati, altri che erano troppo deboli per un combattimento fisico, e quindi buoni a svolgere incantesimi dalla distanza e altri che invece incarnavano una giusta percentuale sia di forza fisica che di abilità magica. Alla conferma di ciò il ragazzo dentro di se rise, e poi si incamminò verso la fila degli allievi. Con uno schiocco di dita arrivarono tre maestri, che si misero dietro di lui, e aspettarono suoi ordini, e il ragazzo non li fece aspettare gli disse di recarsi a tre angoli dell’ arena e aspettare i loro allievi che gli avrebbe mandato. Subito i tre andarono ad occupare le proprie postazioni, mentre il ragazzo giunse davanti agli allievi, e gli diede un ultimo sguardo, questa volta interrogatorio, chiedendosi che cosa li spingeva a venire li. Il ragazzo cominciò a camminare avanti e in dietro portando le mani dietro la schiena, iniziando un discorso introduttivo a ciò che gli aspettava, l’ angelo decaduto disse che non sapeva che cosa aveva spinto quelle persone a venire li se per odio, se per vendetta, se per disperazione, o perché quello era il loro sogno o unica ragione di vita, ma una cosa era certa l’ allenamento che li aspettava prima di essere assegnati ad un battaglione era duro e difficile, e che una volta nel battaglione avrebbero rischiato di morire in ogni momento, quindi se qualcuno ci ripensava era arrivato il momento di lasciare l’ arena, perché una volta iniziato l’ allenamento non ci si poteva più ritirare, e chi avesse balzato gli allenamenti per motivi futili sarebbe stato punito in maniera esemplare davanti a tutti. Finito il discorso il ragazzo aspettò la risposta dei suoi neo allievi, mentre nella sua mente Ashkore gli faceva i complimenti per il discorso breve, lineare, conciso e molto diretto, era riuscito a rendere alla perfezione l’ idea di quello che voleva far recepire ai suoi volontari, e la cosa doveva renderlo orgoglioso. Michelangelo di tutta risposta ringraziò, ma quello che gli interessava non era essere bravo con le parole, ma diventare sempre più forte e potente, per poter un giorno essere tra i primi combattenti tra tutte le fazioni,e se gli riusciva di superare molti supremi avversari per sbilanciare le forze a favore della sua fazione. L’ angelo decaduto osservava i giovani volontari con sguardo indagatorio aspettando che qualcuno di quelli rinunciasse alla scelta fatta, dopo le sue parole, ma da nessuno dei presenti giungeva risposta, quindi il ragazzo fece qualche passo, scrutandoli con compassione, per poi riacquisire il tono imperativo e severo dell’ inizio. Il ragazzo non fece altro che constatare che nessuno si era ritirato, e che quindi ora per loro iniziava l’ allenamento, non avrebbe tollerato alcuna insubordinazione, o negligenza, ora dovevano lavorare sodo e basta,l’ unico imperativo era diventare forti e preparati per unirsi all’ esercito, ora la loro vita era legata inviolabilmente all’ esercito della fazione, e da questo vincolo non ci si poteva sciogliere se non con la morte. Michelangelo finito di riferire queste cose agli allievi iniziò ad esaminarli uno per uno per prima cosa dal punto fisico, cera chi era basato su una muscolatura forte e possente, chi su una più elastica e scattante, chi incarnava entrambe le cose e infine altri che non erano proprio adatti alla combattimento fisico, ma solo a quello magico. Svolta questa piccola analisi primaria divise i ragazzi in tre gruppi e li assegnò ai loro rispettivi insegnanti, e i gruppi iniziarono a lavorare separatamente, mentre i vari maestri impartivano ordini, esercizi, spiegavano come comportarsi, mostravano le varie tecniche e le facevano ripetere fino alla noia. Ashkore in quel momento ricomparve nella mente del ragazzo chiedendogli che cosa aveva intenzione di comportarsi adesso che cosa volesse fare se aiutare i maestri o andarsene, e la risposta del ragazzo fu proprio quello che il drago si aspettava, L’ angelo decaduto disse che quelli erano i migliori maestri e che lui ora li non serviva più, quindi se ne sarebbe andato via, finché non avesse dovuto esaminare gli allievi. Il drago annuì, in effetti lui li sarebbe stato di troppo, e avrebbe messo in soggezione sia i maestri che gli allievi, quindi concordava con le parole del ragazzo, che voltate le spalle a i tre gruppetti si avviò verso l’ uscita dell’arena. Michelangelo uscì dall’ arena velocemente, e senza far troppo peso a dove andasse iniziò a gironzolare per la città con molta indifferenza e noncuranza,cercando di incrociare il meno possibile persone o soldati, non aveva voglia di stare in mezzo alla gente voleva stare da solo, senza rompiscatole intorno, e l unico modo era quello di cercare di non farsi notare. Dopo un lungo camminare l’ angelo decaduto arrivò in uno spiazzo di terra che aveva alle spalle della nuda roccia, e senza pensarci il demone vi si recò, perdendovisi sopra, tra delle rocce che permettevano di oscurare la sua figura, rendendola non visibile a un occhio distratto. Ashkore ridacchiò nella sua mente, e come un padre nei confronti del figlio gli chiese come mai volesse isolarsi, stare da solo, non farsi vedere, forse perché gli mancava qualcuno chiese il drago, ma non si fermò, continuò a parlargli per potergli la domanda più pesante, che consisteva nel sapere se la persona che gli mancava era proprio la sovrana della sua fazione, la ragazza che amava. Michelangelo sentendo il drago fargli quelle domande, e in particolare quella domanda rabbrividì, perché si sentì colto alla sprovvista proprio nel segno, il drago aveva ragione, quando mancava lei lui si isolava, e non voleva vedere niente e nessuno. Il ragazzo sorrise amaramente, e inclinando il capo in avanti rispose di si gli manca proprio lei Fedeowl la sua amata, l’ unica cosa importante per lui in quel mondo, la ragazzo che gli aveva ridato la vita, e di cui era diventato amico per la pelle, e che alla fine si era innamorato. Il ragazzo sorrise al pensare che un po’ gli mancava pure Calsifer, quel furfante in persona, dispettoso come e antipatico, in fin dei conti aveva imparato ad apprezzarlo e a sopportarlo, e la cosa lo rendeva un po’ felice, ma ora non poteva parlare ne con lui, ne con la sua amata. Ashkore nella mente del ragazzo condivideva la sua tristezza per cercare di alleviargli il dolore della lontananza causata dalla assenza della ragazza, della sua amata, poi cercando di rincuorarlo gli disse che non doveva disperarsi in questo modo, che lei sarebbe sicuramente tornata, e che quando ciò sarebbe avvenuto allora la gioia che avrebbe provato sarebbe stata immensa, e ciò lo avrebbe dovuto rincuorare. Michelangelo sentendo quelle parole sorrise amaramente, ma le parole del drago lo avevano effettivamente rincuorato, quindi con molta calma ringraziò il drago per quello che faceva sempre per lui, si in effetti il suo amico drago glie era sempre di aiuto, sapeva come prenderlo, come rispondergli, come aiutarlo, era preziosissimo per lui. Per Michelangelo Ashkore era un amico, un padre, un alleato prezioso, e persino una parte di se stesso, ormai era inseparabile da lui, ormai erano due entità che erano diventata una, e questo legame era impossibile separarlo o romperlo.
Edited by $Dark_Angel$ - 7/2/2009, 13:00
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