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| Capitolo 3° un locale in riva al mare …il sole padroneggiava il cielo blu illuminando con la sua luce tutto l’ambiente circostante abbagliando anche i miei occhi chiari che però restavano nascosti sotto il cappello da cowboy dalla larga visiera che portavo in testa. Ero nuovamente da solo, forse mi dispiaceva ancora un po’ il fatto di aver lasciato il villaggio del vecchio Arcanis, lontano dalla calda capanna e dalla dolce sensazione della compagnia che non avevo mai provato per adesso. Man mano che i miei piedi calpestavano l’erba più vedevo la costa della spiaggia avvicinarsi a me, ciò indicava che non mancava poi così tanto come pensavo per arrivare all’isola dell’Omicidio…poggiai la mano destra sull’elsa della mia katana che era riposta nel suo fodero attaccata alla cintura, ed estrassi la spada, non c’era alcun pericolo in giro ma dato il fatto che mi stavo annoiando non trovavo nulla di meglio per distrarmi un po’. Comincia a far ondeggiare la lama della katana su e giù, tagliuzzando ogni tanto l’erbetta ai miei piedi, osservavo e scrutavo l’ambiente circostante…alberi…beh tutto sommato da osservare vi era solo l’enorme prateria che portava al mare…ad un tratto un rumore sconvolse la serenità del luogo, la mia prima impressione fu quella che avessero sparato a qualcosa o a qualcuno. Quel suono proveniva da dietro le mie spalle, mi girai di scatto ma non vidi nulla, mi girai a destra, poi a sinistra, ancora nulla…che me lo fossi immaginato? No non ero ancora così rimbambito da immaginarmi le cose…ancora una volta, lo stesso rumore, il suono era più vicino a me rispetto a quello di prima quindi significava che chi stava provocando quegli spari si stava lentamente, anzi, velocemente avvicinando a me. Rinfoderai la spada che intanto aveva smesso di ciondolare e mi fermai pronto a vedere cosa sarebbe successo da li a poco…il vento incominciò a tirare improvvisamente da ovest, mi girai e finalmente intravidi in lontananza la sagome di una persona, teneva in mano una pistola dalla canna allungata, molto simile a un fucile ma non apparteneva a quella categoria. Si poteva bel vedere che stava cavalcando un cavallo ma data la distanza non riuscivo a vedere l’esatto colore,a primo acchito sembrava di color marrone scuro o addirittura nero. Attimo di silenzio poi un terzo sparo, il viaggiante riprese la sua corsa diretto verso di me, mi aveva sicuramente visto anche lui, che venisse con l’intenzione di rubarmi ciò che avevo? Rimasi impassibile e immobile aspettando che lo sconosciuto arrivasse dinanzi a me…
*non pensavo che da queste parti ci fossero gentaglia del genere, girare su un cavallo abbracciando una stana pistola e sparando colpi a vuoto senza un preciso obbiettivo disturbando lo stato di quiete che si era format in questo posto…sarà solo uno dei soliti banditi di torno che è in cerca di qualche pollo da spennare, se è così questa volta ha trovato una osso duro davanti a se*
…prima che il “bandito” potesse essere abbastanza vicino a me preparai il mio sorriso sfottente e maligno che puntualmente si faceva vedere ogni volta che qualcosa che io definivo “interessante” faceva la sua entrata in scena, mi sarei divertito un po’ con lui nel caso peggiore se no mi sarei limitato di fare una bella chiacchierata con lui nel caso che avesse delle buone intenzioni. Er caballero arrivò di fronte a me, tosto e gagliardo come in un film western, indossava una tipica giacchetta da cowboy e un cappello marrone che gli copriva la testa, la statura era ancora ignota visto che cavalcava il suo destriero ma, da quel che potevo vedere, il suo fisico non era molto allenato e per niente scattante, i pochi capelli bianchi che aveva li sbucavano fuori dal cappello che indossava, viso pieno di ruche con una mezza espressione incuriosita sul viso. Vece girare la sua arma sull’indice sinistro per poi puntarmela addosso…
Cowboy: - e tu chi saresti? Non ti ho mai visto da queste parti…se sei nuovo devi assolutamente saper che questo è il mio territorio, il territorio di Federk Harig, impavido guerriero che regna questi oscuri posti…per tutti quelli che osano passare per di qui senza il mio permesso viene obbligata di pagare una tassa. Per quel che so io tu non hai il mio permesso per camminare su quest’erba quindi dovrai pagare una pesante tassa…dammi tutto ciò che hai di valore o non esiterò a premere il grilletto-
…non ce la feci, incomincia a ridere interrottamente piegandomi in due per le risate, un vecchietto che padroneggiava indisturbato su questo posto, non ne avevo mai sentite di più divertenti. Il cowboy mi guardò in modo strano lanciandomi un occhiata che mi lasciava intendere che lui era più che serio in quel che aveva detto, a quel punto allora ripresi la mia serietà e presi la parola sempre se bisognasse pagare qualcosa anche per parlare…
-ahahah, non avevo mai sentito parlare di un “impavido” guerriero che padroneggiava queste libere terre, nessuno mi aveva avvertito quindi mi domando se la tua fama sia così grande come mi lasci intendere…Federik Harig?? Mi spiace mai sentito nominare da nessuno, ti consiglio solo di abbassare questa specie di pistola che porti con te se non vuoi che ti mozzi subito una mano. Una tassa da pagare? Non se parla proprio, contando che di prezioso appresso non ho proprio nulla-
…indispettito e forse un po’ impaurito il vecchio tirò indietro la sua pistola, aveva notato forse che ero armato anch’io e sicuramente non voleva certamente incappare in uno scontro, la sua veneranda età non lo avrebbe certo avvantaggiato contro una persona tutto sommato ancora giovane e scattante come me. Ora potevo certamente riconoscere il colore del cavallo, marrone scuro, proprio come avevo ipotizzato prima, una razza veramente bella da vedere e anche da cavalcare…
Federik: -come osi parlarmi così ragazzino? Devi portare rispetto ai più grandi di te perché essi possono imparti cose che neanche immagini…comunque non scaldarti troppo stavo solo scherzando, non solo padrone di nulla qui e tanto meno ho il potere di imporre tasse ai viaggiatori, solo che per una persona anziana come me questo è l’unico modo per passare il tempo in maniera differente dall’ordinario-
*e si, come pensavo è una di quelle solite persone che non hanno proprio niente da fare e per avere un po’ di emozioni decide di rompere l’anima al prossimo non curandosi di ciò che una cavolata del genere potrebbe causare, magari neanche ha pensato che se disgraziatamente qualcuno avrebbe messo una taglia sulla sua testa si sarebbe trovato braccato da gente che per davvero non avevano problemi ad uccidere anche un povero vecchio per un po’ di soldi…ma meglio non allungare troppo il brodo, dopo tutto non ho tempo da perdere qui, se ne avevo lo avrei usato per rimanere nel villaggio di Arcanis*
-però non ti dispiace quando passa di qui qualche persona che credendo a quello che dici ti da per davvero le cose più preziose che ha con se. Così oltre a passare una giornata diversa accumuli anche un po’ di dindini che poi spenderai in chissà quale locale per prenderti dell’alcool ma, non ho tempo da perdere qui, prima che il sole cali nuovamente devo trovare un posto dove passare la notte e se mi fermo per troppo tempo rischio di finire a dormire in mezzo alla radura selvaggia senza un ambiente caldo che mi circondi e rimando attento che qualcuno come te venga a disturbarmi-
…detto ciò feci un piccolo cenno con la mano e feci per andarmene, il cowboy sembrava un po’ deluso e contrariato per quel che gli avevo detto, ma non aprì immediatamente bocca per rispondermi, aspetto un po’ forse per pensare bene a quel che doveva dire e quando ormai mi trovavo a una decina di metri da lui si decise di degnarmi di una risposta anche se quel che avrebbe detto sicuramente non mi sarebbe interessato un granché…
Federik: -io veramente conosco un posto dove potresti riposare al caldo per la notte che verrà…non si trova molto lontano da qui, è un locale molto ospitale, li non ti verrà a rompere nessuno e il servizio per il pranzo e la cena è ottimo te l’assicuro. Se vuoi ti ci accompagno, tanto anch’io sono diretto li quindi non mi faccio problemi-
…l’anziano si dimostrò stranamente gentile nei miei confronti anche dopo che glia avevo detto quelle cose poco amichevoli ma, certamente io non avrei rifiutato di passare una serata al caldo quindi senza pensarci troppo decisi di accettare senza esitazioni il suo gentile invito, dopo tutto se lo conosceva così bene magri poi giunto li mi sarebbe stato dato un trattamento particolarmente buono. Mi fermai e mi girai guado negli occhi il vecchio, non volevo però dargli subito così tanta confidenza quindi mantenni un comportamento più distaccato e freddo possibile…
-non so se mi posso fidare pianamente di te, dopo tutto fino a pochi minuti fa mi stai puntando una pistola alla gola quindi…comunque ho deciso di accettare il tuo invito e venire con te nella locando che stai sponsorizzando con tanta enfasi, terrò ugualmente gli occhi ben aperti. Vai avanti allora e farmi strada io ti seguirò da dietro così sarò sicuro che non farei il doppio gioco e non cercherai di colpirmi alle spalle per rubare quello che ho addosso-
..il vecchio non rispose alle mie parole e si limitò ad andare avanti a me e a farmi strada, sembrava che esso avesse delle buone intenzioni nei miei confronti. I minuti passarono mentre io e lui continuavamo a camminare per la prateria, a un punto il vecchio però sembrò essersi annoiato ed estrasse la sua pistola, la puntò nel cielo e incominciò a far scoppiare i primi due colpi, uno stormo d’uccelli udito il fracasso si innalzò in volo dirigendosi su un altro albero. Non mi andava di discutere sull’inutilità di sprecare cartucce così senza alcun motivo logico, quindi rimasi in silenzio aspettando di arrivare nel luogo che aveva detto il cowboy…
Federik: -scusa se te lo chiedo ma ormai da un po’ che me lo chiedo, non sbagliavo sul fatto che non eri di queste parti vero? In effetti non ti ho mai visto quindi penso di aver azzeccato. Se non sono troppo invadente potrei sapere da dove vieni? Così per curiosità personale-
-hai ragione, non vengo da queste parti…in effetti posso dire che non sono proprio di queste regioni ma dato che ormai diciamo che mi ci sono trasferito penso che posso dire senza alcun problema che vengo dalla fortezza dell’Assiah…luogo di grande mistero e dove albergano guerrieri di potenza inaudita..io sono Alex Torner, faccio parte del gruppo degli Shadow, i guerrieri delle ombre..ecco la risposta alla tua domanda-
…il vecchio stava cercando di instaurare un dialogo tra me e lui, cosa che forse avrei dovuto fare il mantenendo anche un comportamento meno arrogante e offensivo nei suoi confronti. Guardai il suo anziano volto che era sconcertato dalle mie parole, pallido come se avesse visto un fantasma, che si fosse spaventato del fatto che venissi dalla fortezza più famosa esistente in questo mondo? Probabile, ma forse quello che balenava nella sua mente era il fatto che poco prima aveva minacciato una persona che ora cosciente avrebbe potuto ucciderlo in pochi secondi. Aspettò un po’ prima di rispondermi, stava cercando le parole giuste proprio come aveva fatto prima…
Federik: - quindi vieni dalla fortezza d’Assiah, non avrei mai pensato di vedere in carne e ossa un membro delle tre fazioni…ora capisco che per poco prima non rischiavo la vita, se non fossi stato tu ma un Alter a capitarmi di fronte sicuramente adesso non sarei più su questa terra. Ma che cosa di porta qui? Se non sbaglio in quel posto si sta svolgendo ancora una guerra aperta tra le tre fazioni e trovo starno il fatto che gli Shadow lasci andare via da li un suo membro-
-mi sono allontanato per il semplice fatto che giù alla fortezza hanno tutti una potenza enorme che non puoi neanche immaginare, mi sono già scontrato con il vice supremo Aletr e con un guerriero dei Lux ma, anche usando tutte le mie abilità non sono riuscito a sconfiggerli. Ora mi dirigo verso l’isola dell’omicidio dove, una volta arrivato, intraprenderò un addestramento duro e severo che porterà al limite il mio corpo ma che saprà ricompensarmi poi nel momento del bisogno…non sono l’unico che si allontana così tanto dal li…pur essendo in guerra ora si sta vivendo un momento di stallo dove nessuno attacca nessuno, ci limitiamo a difenderci dagli attacchi degli Archediani che provano ad invaderci ma con risultati pessimi-
…il cowboy non fece in tempo a rispondermi che finalmente si intravide un’insegna colorata che sporgeva da una sorta di locanda classica fatta di legno, molto bella da vedere dall’esterno chissà se era così anche l’interno. Il vecchio andò come più pratico del luogo, innanzi a me; s’accostò all’uscio che metteva in cucina, alzò il saliscendi, aprì, e v’entrò col suo compagno. due lumi a mano pendenti da due pertiche attaccate alla trave del palco, vi spandevano una , mezza luce. Poca gente era seduta, non però in ozio, su due panche, di qua e di là d’una tavola stretta e lunga, che occupava quasi tutta una parte della stanza: a intervanni, tovaglie e piatti; a intervalli, carte voltate e rivolte, dati buttati e raccolti; fiaschi e bicchieri per tutti. Un garzone girava innanzi e indietro, in fretta e furia al servizio di quella tavola insieme al tavoliere. L’oste era a sedere su una piccola panca, sotto la cappa del camino, occupato, in apparenza, a fare strane figure con la cenere ma in realtà attento a tutto ciò che accadeva attorno a lui. S’alzò al rumore dei saliscendi ei si fece verso di noi, una faccetta pienotta e lucente, con una barbetta folta, rossiccia, e due occhietti chiari e vispi che fissarono il cowboy entrare e guardandolo con uno sguardo così intenso che quasi voleva dire” maledetto che mi vieni sempre in mezzo ai piedi quanto meno ti vorrei”. Eppure l’uomo che avevo affianco sembrava essere un amico del proprietario dal quel che avevo capito…
L’oste: -salve sparvieri, benvenuti nel nostro locale in cosa posso servirvi?-
…stranamente l’oste tratto l’uomo che avevo affianco come se fosse uno sconosciuto del luogo dandoci anche del voi, non capivo cosa stava succedendo in quel momento ma non feci domande al riguardo, non volevo passare per una persona che frugava il naso in cose di non sua competenza. Mi girai per vedere la reazione dell’uomo a quelle parole ma esso non sembrava minimamente stupito di ciò anzi si comportava come se fosse una cosa di routine, avevo capito proprio male, evidentemente mi ero sbagliato perché tra lui e l’oste non scorreva affatto buon sangue, magari Federik era amico del direttore e al quell’uomo non andava giù ciò. Intanto il cowboy incominciò a parlare…
Federik: - per prima cosa vorrei che ci preparasse la vostra specialità della casa, oggi io e lo sparviero che sta affianco a me ci faremo una bella abbuffata…poi dato che il giovane non sa dove andare a dormire prepari anche una stanza al piano di sopra così che vi ci possa passare la notte…mmm…penso che per adesso possa bastare così-
…anche se mezzo irritato l’oste prese subito un taccuino dalla sua tasca e incominciò a scrivere quello che il Federik diceva, una volta che la penna ebbe finito di segnare tutto, l’uomo fece un piccolo inchino per poi andarsene via molto probabilmente per incaricare un suo sottoposto di preparami una stanza per la notte. Il cowboy intanto si diresse verso il lungo e largo tavolo mettendosi seduto soprauna delle tante sedie che erano li intorno, io lo seguii e a mia volta mi misi seduto su una sedia vicino a lui, la cosa che mi stupiva era che trattava la gente come se la conoscesse da una vita ma poi esse sembravano assumere un comportamento indifferente nei suoi confronti come se cercassero di evitarlo in tutti i modi…
-grazie per l’invito a cena, non dovevate fare una cosa del genere…comunque la ringrazio ancora e accetto con molta felicità…ma mi stavo chiedendo una cosa sola, qui sembri di casa ma tutte queste persone non sembrano ricambiare i tuoi gesti…perché?-
…tasto dolente, l’uomo si incupì all’istante non danno segno di voler rispondere alla mia domanda, così rimanemmo in silenzio aspettando che le pietanze venissero servite sul tavolino. Passarono all’incirca due decine di minuti quando la prima pietanza fu posata sul tavolino, si trattava di un bel pollo ripieno di una stana salsa rossa, ne presi un pezzo e lo assaggiai, era molto gustoso e delicato, sembrava fatto apposta per me. Federik come me ne prese un pezzo e lo posò nel suo piatto per degustarlo solo pochi secondi dopo. Così passo tutta la cena tra pane e salse, cane e un po’ di pesce…
-ti ringrazio per la cena ancora una volta, penso però che adesso andrò a dormire…a domani-
…detto ciò mi alzai della sedia e mi diressi verso l’oste che però non appena mi vide mi indico un garzone, colui che probabilmente mi avrebbe condotto nella mia camera. Arrivato davanti a lui mi appresta a dirgli ciò che volevo ma come un fulmine il ragazzo mi fece cenno di seguirlo e io non feci altro che rimanergli attaccato, qui erano proprio tutti tipi che di parlare non avevano voglia dato che comunicavano a gesti. Arrivati davanti alla porta il ragazzo l’aprii e io vi ci entrai subito chiudendo la porta con al chiava che poco prima mi aveva dato del garzone…era poco arredata, presentava infatti solo un letto e un piccolo comodino vicino ad esso; l’unica apertura era una finestrella posta e sinistre del letto che dava proprio sulla stradina dalla quale venivamo io e l’anziano. Mi tuffai sul letto, slacciai il fodero della katana nera dalla cintura riponendola vicino al letto poggiata sul muro mentre la katana bianca la nascosi sotto il cuscino, non si sapeva mai quando mi sarebbe stata utile. Guardai fuori dalla finestra, ormai era buio fuori e quindi era ora di mettermi a dormire…
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